Sabato 28 febbraio a palazzo Antonini
Lingua, cultura e cucina italiane per il rilancio del made in Italy e del Paese
Uniud e Accademia Italiana della Cucina per una Expo permanente
Il tema della lingua, della cultura e della cucina italiane come strategico per il Paese e la proposta di una Expo permanete capace di proiettare in primo piano il ruolo che queste tematiche hanno nel contesto del “made in Italy” e per il rilancio del Paese. Sono i presupposti del convegno “Italiani nel mondo. Una Expo permanente della lingua e della cucina italiana”, promosso dall’Università di Udine, attraverso un gruppo di studiosi guidato dai linguisti Vincenzo Orioles e Raffaella Bombi, con l’Accademia Italiana della Cucina. L’appuntamento è per sabato 28 febbraio dalle 9.15 alle 13, presso la sala “Gusmani” di palazzo Antonini, in via Petracco 8 a Udine.
I temi del convegno saranno il cibo come elemento per l’internazionalizzazione del made in Italy, la lingua del food nei suoi aspetti lessicali e terminologici, il vino nella sua dimensione comunicazionale, il marketing, lo spazio culturale della cucina, la valorizzazione dei marchi legati alla specificità del territorio e nello stesso tempo anche l’ibridazione.
«I temi del cibo e dell’alimentazione del pianeta – spiega Orioles - sono di grande attualità alla vigilia di un evento internazionale quale l’Expodi Milano. Ma il cibo, oltre ad essere elemento fondamentale nella vita di ogni individuo e un bene economico, si presta a diventare veicolo di valori identitari e culturali». «Il convegno – anticipa Bombi - intende proiettare in primo piano il ruolo del food nel contesto del made in Italy, con un focus sull’impatto di questa tematica nella comunità italiana nel mondo».
L’iniziativa è parte del progetto “Perdita, mantenimento e recupero dello spazio linguistico e culturale nella II e III generazione di emigrati italiani nel mondo: lingua, lingue, identità. La lingua e cultura italiana come valore e patrimonio per nuove professionalità nelle comunità emigrate”, nato come Firb 2009-2013 e poi proseguito con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, e che annovera come centrale anche il Corso di perfezionamento “Valori identitari e imprenditorialità” organizzato in collaborazione con l’Ente Friuli nel Mondo e indirizzato verso le comunità friulane all’estero.
Il convegno è realizzato in sinergia con l’Accademia Italiana della Cucina, partner strategico del progetto e del corso, rappresentata dal presidente nazionale Giovanni Ballarini e dal delegato di Udine Massimo Percotto. «Si tratta - osserva Percotto - di un appuntamento di grande spessore, che punta i riflettori su un tema strategico per il nostro Paese e al quale l’Accademia Italiana della Cucina assicura un rilevante contributo di riflessione e di approfondimento».
Saranno coinvolti relatori di varie Università italiane e straniere, da quella di Udine con Michele Morgante, Flavio Pressacco, Rudy Vittori e Raffaella Bombi, a Mannheim con Elton Prifti, dalla Cattolica di Milano con Maria Teresa Zanola, all’Università per stranieri di Siena con Massimo Vedovelli, coordinatore nazionale del progetto Firb, e con Simone Casini, che illustrerà il progetto del portale del vino. Introdurranno i lavori il presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, Giuseppe Comi, delegato dell’ateneo friulano per l’Expo 2015, Laura Pani, per il Dipartimento di studi umanistici, Massimo Percotto per la delegazione udinese dell’Accademia Italiana della Cucina, Piero Villotta per l’Ente Friuli nel Mondo, Raffaella Bombi, direttrice del Corso di perfezionamento “Valori identitari e imprenditorialità”, e Vincenzo Orioles, referente del progetto.
Nel corso della mattinata è previsto un momento dedicato alla presentazione dei volumi Svegliamoci Italici! Manifesto per un futuro glocal (Venezia, Marsilio, 2015), di Piero Bassetti, e Essere italiani nel mondo globale oggi. Riscoprire l’appartenenza (Udine, Forum, 2014, a cura di Raffaella Bombi e Vincenzo Orioles.
«In questo contesto – anticipa Orioles - Piero Bassetti, presidente dell’Associazione Globus et locus, avrà modo di illustrare la sua visione di una comunità di italici disseminata nel mondo e accomunata non tanto dall’appartenenza nazionale quanto dal fatto di porsi come tessuto connettivo per circa 250 milioni di persone che al limite nemmeno parlano l’italiano “ma che condividono un modo di essere e di stare nel mondo globale come nodi di una rete: la rete italica appunto, dove l’elemento distintivo è il riferimento costante, consapevole ovvero inconscio, all’insieme di valori e comportamenti che caratterizza l’italian way of life. E il cibo è parte essenziale e strategica di questo sentire condiviso».