Il Cda è composto Raffaele Testolin, presidente, Michele Zampieri, Mara Pugnale

Nasce la società agricola “Contessa Florio” costituita dalla Fondazione Attilio Maseri

Obiettivo: generare risorse per sostenere i progetti della Fondazione a favore degli studenti e dei giovani ricercatori dell’Ateneo.
Fondata sui principi della tradizione, dell’innovazione e della sostenibilità nell’ottica del trasferimento della conoscenza al mondo agroalimentare

La Fondazione Attilio Maseri, attivata dall’Università di Udine per valorizzare il lascito dell’illustre cardiologo friulano a favore di studenti e giovani ricercatori dell’Ateneo, ha costituito, come socio unico, la società agricola “Contessa Florio”. Compito dell’azienda è generare risorse affinché la Fondazione possa sostenere progetti di ricerca, assistenza, formazione e borse di studio per i più meritevoli studenti dell’Ateneo. Tre gli indirizzi su cui si fonderà l’attività: tradizione, innovazione e sostenibilità, nell’ottica del trasferimento della conoscenza al mondo agroalimentare. L’azienda dispone di circa 60 ettari di terreni comprendenti coltivazioni, prati stabili e bosco distribuiti tra Oleis, Manzano, Persereano e Pavia di Udine. Il Consiglio di amministrazione che governa l’azienda è costituito dal presidente Raffaele Testolin, dall’amministratore Michele Zampieri e dalla consigliera Mara Pugnale.

Il progetto agricolo

L’azienda agricola prevede inizialmente il recupero e la valorizzazione di una trentina di ettari con produzioni di pregio, in particolare: 5 ettari di vigneto, 5 di oliveto superintensivo e tre di frutteti tra cui ciliegio e melo sotto copertura. La restante superficie sarà gestita con colture annuali: mais da farina, soia, sorgo, girasole. Verrà avviata, inoltre, l’attività apistica per la produzione di miele. Negli anni successivi verranno realizzati ancora frutteti – noce e altre colture ad alto reddito –, mentre per i nuovi vigneti dovranno essere acquisiti i diritti di reimpianto.

I tre principi guida

I principi su cui si fonda l’attività dell’azienda “Contessa Florio” coniugano tradizione, innovazione e sostenibilità. La tradizione, perché è stato pianificato il recupero della frutticoltura – come melo, olivo e ciliegio – un tempo diffusa in Friuli e abbandonata negli ultimi 80 anni a favore della cerealicoltura e della zootecnia. L’innovazione, perché si privilegiano varietà produttive con limitate esigenze fitosanitarie, sistemi di allevamento intensivi e super-intensivi ad elevata meccanizzazione. E sostenibilità, per le scelte varietali e i programmi di gestione dei frutteti che prevedono una drastica riduzione dell’impiego di prodotti di difesa e una forte attenzione alla salute del consumatore e all’ambiente.

La gestione

L’azienda, attraverso collaborazioni terze, gestirà l’attività di produzione e trasformazione frutto dei terreni dati in affitto. Curerà la distribuzione del prodotto fresco e trasformato puntando sul bacino d’utenza del territorio e della comunità universitaria. Inoltre, organizzerà attività complementari legate alle produzioni rappresentate da laboratori e botteghe. Queste attività costituiscono anche opportunità per corsi residenziali, occasioni di tirocinio per studenti e in tutti i casi sono orientati al trasferimento della conoscenza, della tradizione e dell’innovazione al mondo agro-alimentare friulano.

«La costituzione della società agricola Contessa Florio da parte della Fondazione Attilio Maseri – spiega la presidente della Fondazione, Cristiana Compagno – è un primo importante atto volto a valorizzare il patrimonio terriero ereditato. Si tratta infatti di un passaggio importante nel percorso di realizzazione delle volontà del professor Maseri».

L’avvio della società agricola “Contessa Florio”, afferma il presidente Raffaele Testolin, «è un progetto ambizioso e sfidante considerato che la missione è quella di produrre reddito adeguato a sostenere borse di studio per studenti meritevoli, com’era nelle volontà del professor Attilio Maseri. Abbiamo pianificato una serie di attività che, oltre a produrre il reddito che ci chiede la Fondazione, dovrebbero servire come stimolo al mondo agricolo per lo sviluppo di attività più remunerative rispetto alle colture annuali tradizionali e, soprattutto – sottolinea il professor Testolin –, in linea con gli orientamenti dell’Unione europea che chiede un’agricoltura attenta alla salute dei cittadini e sostenibile anche dal punto di vista ambientale».

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