Nuove tecnologie
 e metamorfosi funzionali

Alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo scientifico e tecnologico

 Il tema dell’incontro rivela un approccio multidisciplinare, mettendo in gioco due importanti forme di conoscenza per la società moderna: da un lato la tecnologia, dall’altro la biologia evoluzionistica. Queste due forme di conoscenza hanno un percorso comune, iniziato da 1,8 – 1,9 milioni di anni fa, da quando cioè l’homo habilis ha creato le prime tecnologie.

Il fatto che biologia evoluzionistica e tecnologie siano andate di pari passo dimostra che la tecnologia è tutt’altro che secondaria, non solo per l’utilità che può dare ma anche per la conoscenza o gli strumenti di conoscenza che ci può offrire. Clifford Connor1, nella sua ‘Storia popolare della scienza’, sostiene che la prima e più importante forma di scienza è proprio la tecnologia. Anche William Brian Arthur, uno dei più grandi studiosi di questi temi, ci aiuta a comprendere come tecnologia ed evoluzione dell’uomo possano essere ricondotti a modelli e meccanismi affini: “Tutte le tecnologie, anche le più innovative, sono sempre costruite su altre già esistenti e riadattate per nuovi obiettivi, in un processo cumulativo e inarrestabile che ricorda l’evoluzione biologica delle specie viventi”.
 
Evidentemente esiste una forte similitudine tra i meccanismi evolutivi biologici e quelli che sottostanno all’evoluzione della tecnologia. Se concepiamo, infatti, l’evoluzione biologica in senso esteso o pluralistico, cioè non riducendola semplicemente all’adattazionismo darwiniano di variazione tra individui e selezione naturale, ecco allora che si aprono nuovi scenari e nuovi spiragli. In particolare, in questo contesto che viene definito di “sintesi estesa” vi è un aspetto molto importante, che è quello che ci viene presentato questa sera e che è riassumibile con una parola nuova, un neologismo per noi. Uso direttamente il termine inglese perché la traduzione italiana ci dice poco: ‘exaptation’, che in italiano potremmo rendere, anche se impropriamente e non in senso letterale, con cooptazione.
Solitamente un carattere si evolve per una data funzione, ma può accadere che, in un secondo momento, questo stesso carattere venga utilizzato per una seconda funzione. L’esempio più significativo è quello degli uccelli che hanno evoluto le piume dapprima come strumento di termoregolazione del corpo e, solo in un secondo tempo, le piume, diventate penne, sono state ‘exattate’ o cooptate per svolgere funzioni di volo. Su questo dice bene ancora Brian Arthur2: «Ogni mezzo per raggiungere uno scopo è una tecnologia. Ed è cercando di rispondere a nuove domande che l'uomo ha sempre trovato nuove risposte». Questa è la sfida che l’uomo dovrà affrontare per il futuro. Questa è la vera strada per dare un futuro all’umanità.
 
1. Clifford Connor, ‘Storia popola re dell scienza’, Tropea editore, Milano 2008
2. William Brian Arthur, ‘La natura della tecnologia’, Codice, Torino 2011.
 
L’incontro, presentato e coordinato da Angelo Vianello, delegato del Rettore alla Cultura,  rientrava negli appuntamenti ‘Aperture 2014’: giovedì 8 maggio 2014, Auditorium del Palazzo di Toppo Wassermann, Udine, via Gemona 92. Evento organizzato dall’Università di Udine, in collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Udine, la Camera di Commercio di Udine e la Fondazione Crup.
 
Pierpaolo Andriani è professore di Management dell’innovazione e Teoria della complessità alla Kedge Business School a Marsiglia. Ha ricevuto il PhD alla Durham University (UK). I suoi interessi di ricerca si concentrano sull’impatto della teoria della complessità interpretata in chiave evolutiva sull’innovazione. I suoi articoli sono apparsi sulle migliori riviste internazionali del settore.
 
Giuseppe Carignani, ingegnere, docente dell’Isis Malignani di Udine, collabora con il Laboratorio di Ingegneria gestionale (Università di Udine) occupandosi di ricerca su origine ed evoluzione della tecnologia, didattica dell’innovazione, di creatività tecnologica.

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