Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale nelle aree a rischio del vicino oriente

Il Parco Archeologico della regione di Duhok nel Kurdistan iracheno

Gli studi sulla documentazione, tutela e valorizzazione dello straordinario patrimonio archeologico della regione di Duhok nel Kurdistan iracheno raccolti in un dossier che propone l’inserimento di questo eccezionale complesso monumentale nella lista del patrimonio dell’umanità dell’Unesco

I primi acquedotti in pietra della storia, un sofisticato sistema di irrigazione, rilievi rupestri, monumentali opere d’arte. Il complesso di canalizzazioni costruito dal sovrano assiro Sennacherib per portare acqua a Ninive e alla campagna circostante intorno al 700 a.C. costituisce forse il più rappresentativo esempio di patrimonio culturale monumentale del Kurdistan Iracheno. Canali, bassorilievi rupestri e iscrizioni commemorative sono sparsi su un territorio vastissimo nella regione di Duhok, ma appartengono tutti alla stessa imponente impresa.

Luogo cruciale per la storia nel nord dell’antica Mesopotamia, per molto tempo inesplorato a causa della complessa situazione politica, il Kurdistan Iracheno è al centro degli studi del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive, un’ampia ricerca interdisciplinare condotta dalla ‘Missione Archeologica Italiana in Assiria’ (MAIA) dell’Università degli Studi di Udine che, attraverso la ricognizione archeologica di superficie di una regione di 3.000 chilometri quadrati di estensione, mira a ricostruire la formazione ed evoluzione del paesaggio culturale e naturale della regione di Dohuk posta nell’entroterra dell’antica capitale dell’impero assiro, Ninive (odierna Mosul).

In particolare gli studi sulla documentazione, tutela e valorizzazione dello straordinario patrimonio archeologico della regione sono raccolti in un dossier (Forum 19) per la candidatura di questa zona nella World Heritage Tentative List dell’UNESCO.

Venerdì 6 dicembre alle 16.30 nella sala Marte della Nuvola di ‘Più libri più liberi’ ne parleranno l’archeologo e scopritore della città di Elba, Paolo Matthiae, il direttore del progetto, Daniele Morandi Bonacossi e l’autore del dossier, Roberto Orazi, in un incontro dal titolo Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale nelle aree a rischio del vicino oriente.

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