La Clinica Medica dell'Università di Udine compie vent'anni

Giovedì 9 novembre bilanci e prospettive in un convegno

Tre Scuole di specializzazione che hanno preparato quasi cento medici; oltre 340 pubblicazioni scientifiche; cinque gruppi di lavoro impegnati nella cura e ricerca su malattie cardiovascolari, diabete, endocrinologia, epatologia, trapianti di fegato e allergologia; oltre ottanta sperimentazioni cliniche portate a termine; più di 1.200 degenze e 8 mila utenti di attività ambulatoriali per anno. Sono soltanto alcuni numeri che descrivono l’intensa attività di ricerca, didattica e assistenza della Clinica Medica dell’Università di Udine giunta al traguardo dei suoi primi vent’anni. Inaugurata nell’ottobre del 1990, nel 2007, con l’unificazione del Policlinico Universitario a Gestione diretta nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, la Clinica Medica è entrata a far parte, con funzione di guida e coordinamento, del Dipartimento assistenziale integrato di Medicina Interna.

Il ventennale della Clinica sarà celebrato nel convegno “La Clinica Medica dell’Università di Udine, un percorso di vent’anni tra ricerca, didattica e assistenza”, in programma giovedì 9 dicembre alle 16.30 nella sala Anfiteatro al 4° piano del Padiglione di ingresso dell’Ospedale di Udine.

La Clinica Medica dell’Università di Udine, negli anni, ha sviluppato le funzioni di reparto, day-hospital e ambulatori, svolgendo costantemente attività di ricerca su diversi fronti. Con l’unificazione nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, alla Clinica sono state assegnate la direzione e il coordinamento clinico, didattico e scientifico del Dipartimento assistenziale integrato di Medicina Interna, in cui sono confluite anche le due Strutture complesse di Medicina Interna, la Struttura complessa di Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza, la Struttura complessa di Endocrinologia e Malattie Metaboliche, la Clinica Psichiatrica e l’Istituto di Farmacologia Clinica.

Un passaggio delicato, in cui «alcune funzioni che avevano caratterizzato la storia della Clinica Medica, rappresentandone i capisaldi – ricorda il direttore Leonardo Sechi -, hanno affrontato serie difficoltà per garantire gli standard qualitativi e quantitativi abituali». L’auspicio ora è «che una struttura che ha garantito per vent’anni alla comunità cittadina e regionale un’attività clinica di prim’ordine – continua Sechi - possa continuare a operare con continuità, mantenendo il sostegno alle proprie aree di eccellenza e perseguendo i propri obiettivi per garantire quel supporto alla didattica e alla ricerca che è indispensabile per un’attività universitaria degna del proprio nome. Sarebbe davvero imbarazzante, per una comunità che ha desiderato con gran forza l’Università e la facoltà di Medicina di Udine, dover assistere al declino di una delle realtà più valide e qualificate dell’Ateneo».

L’elemento che ha più fortemente caratterizzato l’attività ventennale della Clinica Medica di Udine è stata la vocazione alla ricerca scientifica, indirizzata a molteplici settori, secondo l’originario disegno del suo fondatore, il professor Ettore Bartoli. In particolare, i settori presenti nella Clinica sono specificatamente dedicati a epatologia, nefrologia, diabete, aterotrombosi, ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari, gastroenterologia ed endoscopia digestiva, reumatologia. Si è così costituita «una struttura straordinaria – afferma Sechi – sia sotto il profilo della qualità dell’assistenza clinica, sia sotto il profilo della ricerca e della funzione didattica, punto di riferimento territoriale per le problematiche cliniche più complesse e ambiente ideale in cui gli studenti e i medici in formazione specialistica possono trovare opportunità didattiche pratiche, competenze cliniche diversificate e motivazione allo studio».

«Tutto ciò – conclude Sechi – non sarebbe stato possibile senza il contributo di tutti coloro, medici, specializzandi, studenti, infermieri e operatori sanitari, amministrativi e tecnici, che in questi venti anni hanno saputo interpretare al meglio il proprio ruolo, sostenendo un carico di responsabilità con senso di appartenenza e rispetto dell’istituzione, vedendo in essa l’ambito in cui trovare il proprio equilibrio professionale e la realizzazione delle proprie ambizioni».

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