10 Giugno 2019
Nell’ambito del progetto Europeo Interreg Italia-Slovenia Nat2Care
Grifoni a rischio estinzione: catturati e monitorati 8 esemplari della Riserva di Cornino
I tag satellitari applicati forniranno preziose indicazioni sul comportamento di questi rapaci, utili per la loro salvaguardia
Nell’ambito del programma di monitoraggio del progetto Europeo Interreg Italia-Slovenia Nat2Care domenica 2 giugno sono stati catturati 8 esemplari di grifone alla Riserva Naturale del Lago di Cornino di Forgaria del Friuli (Ud). L’operazione è stata condotta in sinergia dal personale della Riserva Naturale del Lago di Cornino e dai ricercatori del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali (DI4A) dell'Università di Udine. Queste attività sono finalizzate alla predisposizione di dispositivi di tracciamento satellitare, detti tag, e di anelli di riconoscimento individuale in materiale metallico e plastico.
Sono stati applicati 8 tag satellitari acquistati dall'Università di Udine nell'ambito del progetto Nat2Care grazie al finanziamento dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Il progetto Nat2care è finalizzato al coinvolgimento della cittadinanza per la conservazione della biodiversità e di specie animali e vegetali a livello transfrontaliero. Questo progetto coordinato dal Parco delle Prealpi Giulie e coinvolge il Parco delle Dolomiti Friulane, il Parco Nazionale del Triglav, l'Istituto Nazionale di Biologia Sloveno, la scuola Naklo e l'Università di Udine.
Il Grifone (Gyps fulvus) è considerata una specie in pericolo critico nelle liste IUCN italiane, ed è inserita nell'allegato I della direttiva Europea uccelli. «I tag satellitari – spiega Sefano Filacorda, ricercatore del DI4A, coordinatore dei progetti dell’Ateneo friulano sulla fauna selvatica - consentono di rilevare la posizione degli animali in tempo reale trasmettendo i dati attraverso la rete telefonica GSM. Oltre alla posizione i tag ci forniscono preziose informazioni sul loro comportamento: ad esempio possiamo sapere quanto tempo passano in volo, dove si alimento e quali sono i principali rischi che corrono». I grifoni nidificano sulle falesie e si nutrono di carcasse di animali morti, sia selvatici che domestici, svolgendo un importante ruolo di spazzino.
I dispositivi sono fissati sul dorso dei grifoni con un imbrago in teflon e sono dotati di due celle fotovoltaiche per garantire una lunga durata nel tempo (circa due anni). Alcuni degli esemplari monitorati hanno già attraversato il confine italiano dirigendosi in Slovenia e Croazia.
«I progetti di cooperazione Interreg – sottolinea Filacorda - svolgono un ruolo molto importante nello studio degli animali a livello transfrontaliero garantendo la possibilità di condividere dati e informazioni tra i diversi partner interessati nella predisposizione di misure più efficaci di conservazione».
I grifoni radiotaggati sono stati sottoposti a rilievi biometrici ed esaminati dal medico veterinario Stefano Pesaro per verificarne lo stato di salute e per eseguire degli esami per la misurazione dei valori di piombo nel sangue. Il piombo è un metallo pesante che può causare avvelenamento minacciando gravemente la salute dell'animale, compromettendo la capacità di volare e causando disorientamento. Questa problematica è principalmente dovuta all’ingestione di frammenti di munizioni da caccia a base di piombo presenti nelle carcasse su cui si alimentano questi necrofagi. Tutte le informazioni rilevate da questo monitoraggio e gestite dall'Università di Udine saranno importantissime per la protezione e conservazione della specie.
Sono stati applicati 8 tag satellitari acquistati dall'Università di Udine nell'ambito del progetto Nat2Care grazie al finanziamento dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Il progetto Nat2care è finalizzato al coinvolgimento della cittadinanza per la conservazione della biodiversità e di specie animali e vegetali a livello transfrontaliero. Questo progetto coordinato dal Parco delle Prealpi Giulie e coinvolge il Parco delle Dolomiti Friulane, il Parco Nazionale del Triglav, l'Istituto Nazionale di Biologia Sloveno, la scuola Naklo e l'Università di Udine.
Il Grifone (Gyps fulvus) è considerata una specie in pericolo critico nelle liste IUCN italiane, ed è inserita nell'allegato I della direttiva Europea uccelli. «I tag satellitari – spiega Sefano Filacorda, ricercatore del DI4A, coordinatore dei progetti dell’Ateneo friulano sulla fauna selvatica - consentono di rilevare la posizione degli animali in tempo reale trasmettendo i dati attraverso la rete telefonica GSM. Oltre alla posizione i tag ci forniscono preziose informazioni sul loro comportamento: ad esempio possiamo sapere quanto tempo passano in volo, dove si alimento e quali sono i principali rischi che corrono». I grifoni nidificano sulle falesie e si nutrono di carcasse di animali morti, sia selvatici che domestici, svolgendo un importante ruolo di spazzino.
I dispositivi sono fissati sul dorso dei grifoni con un imbrago in teflon e sono dotati di due celle fotovoltaiche per garantire una lunga durata nel tempo (circa due anni). Alcuni degli esemplari monitorati hanno già attraversato il confine italiano dirigendosi in Slovenia e Croazia.
«I progetti di cooperazione Interreg – sottolinea Filacorda - svolgono un ruolo molto importante nello studio degli animali a livello transfrontaliero garantendo la possibilità di condividere dati e informazioni tra i diversi partner interessati nella predisposizione di misure più efficaci di conservazione».
I grifoni radiotaggati sono stati sottoposti a rilievi biometrici ed esaminati dal medico veterinario Stefano Pesaro per verificarne lo stato di salute e per eseguire degli esami per la misurazione dei valori di piombo nel sangue. Il piombo è un metallo pesante che può causare avvelenamento minacciando gravemente la salute dell'animale, compromettendo la capacità di volare e causando disorientamento. Questa problematica è principalmente dovuta all’ingestione di frammenti di munizioni da caccia a base di piombo presenti nelle carcasse su cui si alimentano questi necrofagi. Tutte le informazioni rilevate da questo monitoraggio e gestite dall'Università di Udine saranno importantissime per la protezione e conservazione della specie.