25 Giugno 2021 –
Ricatturato l'orso biondo Francesco
Grazie al collare, l'esemplare è monitorato e studiato dai ricercatori. Seguendone gli spostamenti, collaborano con gli allevatori per la messa in sicurezza del bestiame
Nella notte di venerdì 18 giugno a Verzegnis, l’orso biondo Francesco-M4 è stato catturato, ri-dotato di radiocollare e subito rimesso in libertà (video). Il plantigrado era già stato radiocollarato in due occasioni: la prima volta nel maggio 2016 sempre a Verzegnis e la seconda volta ad aprile 2018 a Pani, a seguito alcuni eventi di predazione su bestiame domestico.
Francesco è un orso proveniente dal Trentino (dove è nato nel 2008) e fratello di M3, esemplare dal mantello bianco. Entrambi sono figli dell’orsa KJ2, tristemente nota in quanto abbattuta nel 2017 a causa del suo comportamento. Francesco è stabilmente presente in Friuli Venezia Giulia dal 2015. Il secondo collare era stato impostato in maniera tale sganciarsi autonomamente (cosa avvenuta ad agosto 2019) consentendo il recupero di preziosi dati legati al comportamento dell’animale, quali movimento, alimentazione e riposo.
Nel corso dell’agosto 2019, Francesco si era spostato per la prima volta a Sauris, dove si è reso protagonista di alcune predazioni su bestiame domestico, ripetute poi nel 2020. In questo periodo, la mancanza del collare ha reso impossibile poter comunicare in tempo reale e con precisione agli allevatori (cosa comunque non sempre possibile) la presenza dell’orso in zona. Di conseguenza, si è resa necessaria una terza cattura per predisporre un nuovo collare satellitare, come richiesto dalla Regione Friuli Venezia Giulia-Direzione centrale risorse agroalimentari forestali e ittiche-Servizio biodiversità, attraverso una specifica convenzione con l’Università degli Studi di Udine. Suddetta convenzione prevede anche la cattura di un lupo per gli stessi fini ovvero, laddove possibile, avvertire gli allevatori della sua presenza e studiare le interazioni con il bestiame al fine di limitare eventuali predazioni ai danni del bestiame domestico.
I tentativi di ricatturare l’animale sono iniziati nel 2020 (con sette notti cattura) e proseguite nel 2021 con altre otto notti cattura. L’orso, tra la primavera ed estate del 2020 e 2021, più volte si era presentato nell’area della cattura molto diffidente e schivo, ma sempre nel momento in cui la gabbia non era attiva. Solo nella notte del 18 giugno l’orso è entrato nella speciale gabbia ideata e costruita da Andrea Madinelli dell’Università degli Studi di Udine, unica nel suo genere in Italia, e realizzata in modo tale da ridurre al minimo il rischio di ferimento per l’animale. L’attivazione del meccanismo di chiusura ha permesso all’équipe guidata dal dott. Stefano Filacorda dell’Università degli Studi di Udine, con il supporto determinate del Corpo Forestale Regionale coordinato dal dott. Comino, di giungere sul luogo, narcotizzare l’animale e svolgere tutte le operazioni medico-sanitarie e tecniche.
La chiusura meccanica ed automatica della gabbia ha fatto sì che venissero attivati numerosi allarmi, i quali hanno avvertito gli operatori dell’effettiva cattura dell’animale, come confermato dall’invio istantaneo di immagini ai telefoni cellulari degli operatori stessi. Dopo aver effettuato la narcosi, si è potuto confermare il buono stato di salute dell’animale tramite le valutazioni veterinarie di routine. Inoltre, si è osservato che presentava circa lo stesso peso rilevato tre anni prima, ovvero pari a 184 kg. Nell’arco di un paio di ore, durante l’effetto della narcosi, sono stati effettuati prelievi di sangue e pelo, oltre a varie misurazioni. Infine, dopo la somministrazione di un antidoto, il sito di cattura è stato lasciato alle prime ore dell’alba al fine di permettere all’animale di risvegliarsi indisturbato e abbandonare il sito.
Da venerdì 18 giugno è iniziato il monitoraggio mediante radio VHF e sistema satellitare. I dati ottenuti hanno confermato le notevoli capacità di spostamento di Francesco che, in poco tempo, si è spostato nella vicina Val Tramontina, area frequentata già ad inizio primavera, come evidenziato dalle segnalazioni giunte all’Università degli Studi di Udine nei mesi precedenti.
La cattura di Francesco è la decima cattura di orso bruno realizzata dall’Ateneo friulano con il supporto, prima del personale della provincia di Udine, e poi del Corpo Forestale Regionale. Gli orsi finora catturati (a partire dal 2007), dotati di collare satellitare, e immediatamente liberati sono stati Bepi, Andrey, Madi, Alessandro, Francesco, Elisio e Mirtillo. Di questi, nessuno si è mai dimostrato pericoloso per l’uomo ma, nel caso di Francesco e di Alessandro, questi hanno mostrato (seppur non frequente) una certa attitudine ad attaccare il bestiame.
La cattura di Francesco – la decima fra catture e ri-catture eseguite dall’Università degli Studi di Udine – è stata resa possibile anche grazie al fondamentale supporto logistico fornito dalla riserva di caccia di Verzegnis, così come dallo scambio di importanti informazioni sugli spostamenti dell’orso condivise con i cacciatori delle riserve di Socchieve ed altre zone della Carnia.
Grazie ai dati forniti dal collare, ora sarà possibile seguire dettagliatamente gli spostamenti di Francesco, permettendoci così di fornire supporto agli allevatori ed apicoltori. Inoltre, potranno essere sperimentate nuove tecnologie, quali le ‘Virtual fences’, che permetteranno di avvisare allevatori e apicoltori in tempo reale della presenza dell’orso in zona. In pratica, quando l’animale si avvicina ad allevamenti zootecnici o a zone dedicate all’apicoltura, il collare invierà un segnale di allarme ai ricercatori e tecnici dell’Università, che a loro volta avvertiranno i rispettivi portatori di interesse. Suddetto metodo consentirà di ridurre i danni al fine di promuovere la tolleranza verso questi animali e favorire la coesistenza tra uomo e grandi carnivori nel lungo periodo. Negli ultimi anni, nella nostra Regione, grazie all’uso dei collari in 14 diverse situazioni, gli allevatori sono stati avvertiti della presenza di orsi che avevano mostrato attitudine a predare sul bestiame. Questo ha permesso loro di mettere in sicurezza le greggi e limitare i danni.
Francesco è uno dei pochi orsi che ha dimostrato negli anni una certa fedeltà al territorio regionale, permanendo con continuità per più anni in Friuli. Mediamente, vengono individuati cinque orsi all’anno in Friuli Venezia Giulia (con le notevoli variazioni del caso) grazie al monitoraggio genetico condotto dall’Università degli Studi di Udine, in collaborazione con ISPRA e la Fondazione Edmund Mach. Gran parte di essi sono giovani in dispersione provenienti dalla vicina Slovenia. Questi, possono percorrere centinaia di chilometri attraversando catene montuose e addirittura laghi (come testimoniato da Elisio, uno degli orsi monitorati negli anni dall’Ateneo friulano mediante i collari satellitari).
Il 2021 in particolare, sembra rilevarsi particolarmente fruttuoso in termini di individui presenti, poiché molte sono le segnalazioni che sono state opportunamente valutate e validate. Gran parte di esse hanno interessato la parte orientale della Regione, includente il Carso triestino e goriziano, le Valli del Natisone e le Prealpi e Alpi Giulie. Inoltre, diverse segnalazioni sono giunte anche dalla destra orografica del Tagliamento e in Carnia. Alcune di queste, molto probabilmente, sono attribuibili proprio a Francesco.
I campioni di sangue raccolti dal dott. Stefano Pesaro, medico veterinario della Università degli Studi di Udine, sono in corso di analisi presso l’Istituto Zooprofilattico delle tre Venezie, al fine di valutare la presenza di eventuali patologie. Inoltre, il pelo sarà analizzato per valutare le condizioni fisiologiche dell’animale, mediante la misurazione di alcuni ormoni fra i quali il cortisolo.
All’operazione hanno partecipato come gruppo di cattura, Stefano Filacorda, Stefano Pesaro e Andrea Madinelli e dell’Università degli Studi di Udine, oltre a Carlo Cussigh e Mauro Azzini del Corpo Forestale Regionale. Stefano Filacorda è il responsabile del gruppo di cattura, Stefano Pesaro il medico veterinario, Andrea Madinelli il tecnico dell’Università che si dedica alla manipolazione orso, all’apposizione del collare e al controllo della gabbia. Carlo Cussigh, membro del Corpo Forestale Regionale, è l’addetto all’uso del fucile per la narcosi, mentre Mauro Azzini, anch’egli membro del Corpo Forestale Regionale, è addetto alla sicurezza del gruppo.
Nella seconda fase della cattura erano, inoltre, presenti giovani ricercatori, collaboratori, tecnici e studenti dell’Università degli Studi di Udine: Lorenzo Frangini, Marcello Franchini, Andrea Vendramin, Gian Pietro Martincig, Francesca Tognon, Valentina Zucchet, Roberta Sciarillo, Thomas Cargnelutti, Tommaso Simaz.
Francesco è un orso proveniente dal Trentino (dove è nato nel 2008) e fratello di M3, esemplare dal mantello bianco. Entrambi sono figli dell’orsa KJ2, tristemente nota in quanto abbattuta nel 2017 a causa del suo comportamento. Francesco è stabilmente presente in Friuli Venezia Giulia dal 2015. Il secondo collare era stato impostato in maniera tale sganciarsi autonomamente (cosa avvenuta ad agosto 2019) consentendo il recupero di preziosi dati legati al comportamento dell’animale, quali movimento, alimentazione e riposo.
Nel corso dell’agosto 2019, Francesco si era spostato per la prima volta a Sauris, dove si è reso protagonista di alcune predazioni su bestiame domestico, ripetute poi nel 2020. In questo periodo, la mancanza del collare ha reso impossibile poter comunicare in tempo reale e con precisione agli allevatori (cosa comunque non sempre possibile) la presenza dell’orso in zona. Di conseguenza, si è resa necessaria una terza cattura per predisporre un nuovo collare satellitare, come richiesto dalla Regione Friuli Venezia Giulia-Direzione centrale risorse agroalimentari forestali e ittiche-Servizio biodiversità, attraverso una specifica convenzione con l’Università degli Studi di Udine. Suddetta convenzione prevede anche la cattura di un lupo per gli stessi fini ovvero, laddove possibile, avvertire gli allevatori della sua presenza e studiare le interazioni con il bestiame al fine di limitare eventuali predazioni ai danni del bestiame domestico.
I tentativi di ricatturare l’animale sono iniziati nel 2020 (con sette notti cattura) e proseguite nel 2021 con altre otto notti cattura. L’orso, tra la primavera ed estate del 2020 e 2021, più volte si era presentato nell’area della cattura molto diffidente e schivo, ma sempre nel momento in cui la gabbia non era attiva. Solo nella notte del 18 giugno l’orso è entrato nella speciale gabbia ideata e costruita da Andrea Madinelli dell’Università degli Studi di Udine, unica nel suo genere in Italia, e realizzata in modo tale da ridurre al minimo il rischio di ferimento per l’animale. L’attivazione del meccanismo di chiusura ha permesso all’équipe guidata dal dott. Stefano Filacorda dell’Università degli Studi di Udine, con il supporto determinate del Corpo Forestale Regionale coordinato dal dott. Comino, di giungere sul luogo, narcotizzare l’animale e svolgere tutte le operazioni medico-sanitarie e tecniche.
La chiusura meccanica ed automatica della gabbia ha fatto sì che venissero attivati numerosi allarmi, i quali hanno avvertito gli operatori dell’effettiva cattura dell’animale, come confermato dall’invio istantaneo di immagini ai telefoni cellulari degli operatori stessi. Dopo aver effettuato la narcosi, si è potuto confermare il buono stato di salute dell’animale tramite le valutazioni veterinarie di routine. Inoltre, si è osservato che presentava circa lo stesso peso rilevato tre anni prima, ovvero pari a 184 kg. Nell’arco di un paio di ore, durante l’effetto della narcosi, sono stati effettuati prelievi di sangue e pelo, oltre a varie misurazioni. Infine, dopo la somministrazione di un antidoto, il sito di cattura è stato lasciato alle prime ore dell’alba al fine di permettere all’animale di risvegliarsi indisturbato e abbandonare il sito.
Da venerdì 18 giugno è iniziato il monitoraggio mediante radio VHF e sistema satellitare. I dati ottenuti hanno confermato le notevoli capacità di spostamento di Francesco che, in poco tempo, si è spostato nella vicina Val Tramontina, area frequentata già ad inizio primavera, come evidenziato dalle segnalazioni giunte all’Università degli Studi di Udine nei mesi precedenti.
La cattura di Francesco è la decima cattura di orso bruno realizzata dall’Ateneo friulano con il supporto, prima del personale della provincia di Udine, e poi del Corpo Forestale Regionale. Gli orsi finora catturati (a partire dal 2007), dotati di collare satellitare, e immediatamente liberati sono stati Bepi, Andrey, Madi, Alessandro, Francesco, Elisio e Mirtillo. Di questi, nessuno si è mai dimostrato pericoloso per l’uomo ma, nel caso di Francesco e di Alessandro, questi hanno mostrato (seppur non frequente) una certa attitudine ad attaccare il bestiame.
La cattura di Francesco – la decima fra catture e ri-catture eseguite dall’Università degli Studi di Udine – è stata resa possibile anche grazie al fondamentale supporto logistico fornito dalla riserva di caccia di Verzegnis, così come dallo scambio di importanti informazioni sugli spostamenti dell’orso condivise con i cacciatori delle riserve di Socchieve ed altre zone della Carnia.
Grazie ai dati forniti dal collare, ora sarà possibile seguire dettagliatamente gli spostamenti di Francesco, permettendoci così di fornire supporto agli allevatori ed apicoltori. Inoltre, potranno essere sperimentate nuove tecnologie, quali le ‘Virtual fences’, che permetteranno di avvisare allevatori e apicoltori in tempo reale della presenza dell’orso in zona. In pratica, quando l’animale si avvicina ad allevamenti zootecnici o a zone dedicate all’apicoltura, il collare invierà un segnale di allarme ai ricercatori e tecnici dell’Università, che a loro volta avvertiranno i rispettivi portatori di interesse. Suddetto metodo consentirà di ridurre i danni al fine di promuovere la tolleranza verso questi animali e favorire la coesistenza tra uomo e grandi carnivori nel lungo periodo. Negli ultimi anni, nella nostra Regione, grazie all’uso dei collari in 14 diverse situazioni, gli allevatori sono stati avvertiti della presenza di orsi che avevano mostrato attitudine a predare sul bestiame. Questo ha permesso loro di mettere in sicurezza le greggi e limitare i danni.
Francesco è uno dei pochi orsi che ha dimostrato negli anni una certa fedeltà al territorio regionale, permanendo con continuità per più anni in Friuli. Mediamente, vengono individuati cinque orsi all’anno in Friuli Venezia Giulia (con le notevoli variazioni del caso) grazie al monitoraggio genetico condotto dall’Università degli Studi di Udine, in collaborazione con ISPRA e la Fondazione Edmund Mach. Gran parte di essi sono giovani in dispersione provenienti dalla vicina Slovenia. Questi, possono percorrere centinaia di chilometri attraversando catene montuose e addirittura laghi (come testimoniato da Elisio, uno degli orsi monitorati negli anni dall’Ateneo friulano mediante i collari satellitari).
Il 2021 in particolare, sembra rilevarsi particolarmente fruttuoso in termini di individui presenti, poiché molte sono le segnalazioni che sono state opportunamente valutate e validate. Gran parte di esse hanno interessato la parte orientale della Regione, includente il Carso triestino e goriziano, le Valli del Natisone e le Prealpi e Alpi Giulie. Inoltre, diverse segnalazioni sono giunte anche dalla destra orografica del Tagliamento e in Carnia. Alcune di queste, molto probabilmente, sono attribuibili proprio a Francesco.
I campioni di sangue raccolti dal dott. Stefano Pesaro, medico veterinario della Università degli Studi di Udine, sono in corso di analisi presso l’Istituto Zooprofilattico delle tre Venezie, al fine di valutare la presenza di eventuali patologie. Inoltre, il pelo sarà analizzato per valutare le condizioni fisiologiche dell’animale, mediante la misurazione di alcuni ormoni fra i quali il cortisolo.
All’operazione hanno partecipato come gruppo di cattura, Stefano Filacorda, Stefano Pesaro e Andrea Madinelli e dell’Università degli Studi di Udine, oltre a Carlo Cussigh e Mauro Azzini del Corpo Forestale Regionale. Stefano Filacorda è il responsabile del gruppo di cattura, Stefano Pesaro il medico veterinario, Andrea Madinelli il tecnico dell’Università che si dedica alla manipolazione orso, all’apposizione del collare e al controllo della gabbia. Carlo Cussigh, membro del Corpo Forestale Regionale, è l’addetto all’uso del fucile per la narcosi, mentre Mauro Azzini, anch’egli membro del Corpo Forestale Regionale, è addetto alla sicurezza del gruppo.
Nella seconda fase della cattura erano, inoltre, presenti giovani ricercatori, collaboratori, tecnici e studenti dell’Università degli Studi di Udine: Lorenzo Frangini, Marcello Franchini, Andrea Vendramin, Gian Pietro Martincig, Francesca Tognon, Valentina Zucchet, Roberta Sciarillo, Thomas Cargnelutti, Tommaso Simaz.