Nella sede di Pagnacco, nell’ambito del progetto europeo Circular Rainbow
Nuovo impianto di acquacoltura con sistema a ricircolo all’Azienda agraria “Antonio Servadei”
Unico nel Triveneto, 12 vasche che possono ospitare fino a 210 chili di pesce, con valorizzazione dei reflui e a basso impatto ambientale
Ottimizza l’utilizzo dell’acqua con un sistema di ricircolo, ha un basso impatto ambientale e applica un modello di economia circolare e sostenibile grazie alla valorizzazione dei reflui. Sono le peculiarità dell’innovativo impianto di acquacoltura dell’Università di Udine, unico nel Triveneto, realizzato nella sede di Pagnacco dell’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei”. Sarà dedicato soprattutto all’allevamento e allo studio della trota, in particolare quella “iridea”. L’impianto, che ha visto un investimento di circa 80mila euro, rientra nel progetto europeo “Circular Rainbow” coordinato dal Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali dell’Ateneo friulano al quale fa capo l’Azienda agraria.
All’inaugurazione, oggi pomeriggio, sono intervenuti: il delegato dell’Ateneo alla ricerca, Francesco Pitassio; il direttore del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali, Edi Piasentier; il direttore dell’Azienda agraria, Guido Fellet, e la responsabile scientifica del progetto, Gloriana Cardinaletti.
L’impianto Ras
Questo tipo di impianti sono dotati di sistemi che permettono di riutilizzare le risorse idriche (Ras) in un ciclo controllato, riducendo sprechi e impatti ambientali. I reflui e i fanghi generati vengono trasformati in materiale organico fermentescibile tramite sistemi di digestione anaerobica per la produzione di biogas. Un’innovativa bioconversione tramite insetti mira a ottenere nuove biomasse utili ad altre filiere agro-industriali. La digitalizzazione degli impianti permette un monitoraggio costante dei parametri ambientali, migliorando la gestione e il benessere dei pesci allevati.
Benefici
L’impianto consentirà quindi di fornire informazioni utili e scientificamente solide su diversi aspetti: lo stato di benessere dei pesci allevati in sistemi a ricircolo d’acqua; la possibilità d’impiego dei reflui; dati tecnico-economici utili per la riconversione totale o parziale dei tradizionali modelli produttivi favorendo una transizione verso uno sviluppo sostenibile e resiliente della troticoltura, in particolare.
Le caratteristiche
L’impianto consiste in 12 vasche in vetroresina a pianta quadrata, ciascuna di mezzo metro cubo di volume. Le vasche sono connesse tra loro e a un sistema di ricircolo dell’acqua costituito da filtro meccanico, filtro biologico, impianto di termoregolazione e sterilizzazione dell’acqua a lampade a raggi ultravioletti (Uv). La capacità totale è di 9 metri cubi. Ogni vasca può ospitare circa 17 chilogrammi di pesce, per un totale di 210 chili. Ciascuna è dotata di una mangiatoia automatica temporizzata e di illuminazione a Led. La struttura è provvista di sonde che garantiscono un sistema automatico di monitoraggio dei parametri chimico-fisici dell’acqua. L’impianto deriva da una preesistente struttura a flusso aperto costituita dalle sole vasche e tubazioni.
Acquacoltura, l’Ateneo friulano pioniere in Italia
L’Università di Udine è stata un pioniere in Italia nello studio e nell’insegnamento dell’acquacoltura. Vanta infatti una ultra trentennale esperienza nel settore. Nel 1992 si concretizzò anche con la nascita della prima Scuola di specializzazione in Italia fondata da Domenico Lanari, a cui poi è stata intitolata. La Scuola di specializzazione in allevamento, igiene, patologia delle specie acquatiche e controllo dei prodotti derivati dura tre anni e fa capo al Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali.
Circular Rainbow
Il progetto Circular Rainbow, biennale e finanziato dal programma Interreg VI-A Italia–Slovenia, propone soluzioni tecnologiche e approcci innovativi per sostenere il settore della troticoltura. In particolare, attraverso l’uso e la digitalizzazione dei sistemi a ricircolo che razionalizzano l’uso dell’acqua e valorizzano i reflui in biogas e biomasse tramite bioconversione con insetti.
Gestione
La gestione dell’impianto, il monitoraggio del funzionamento dei suoi sistemi operativi e il controllo del benessere dei pesci allevati vengono garantiti da Diego Capraro, Margherita Cuzzit e Davide Paolin. Tutti e tre laureati all’Università di Udine. L’attività si svolge sotto la supervisione scientifica di Gloriana Cardinaletti con il supporto tecnico-scientifico di Alessandro Chiumenti, e per le attività di valorizzazione dei reflui di Francesca Tulli. Giovanni Cortella e Michele Libralato coordinano e forniscono supporto alle attività di monitoraggio dei consumi energetici.
Gli interventi
«L’innovativo impianto di acquacoltura e il progetto europeo guidato dal nostro Ateneo – ha detto il delegato alla ricerca, Francesco Pitassio – sono un esempio concreto di applicazione della sostenibilità nell’approvvigionamento delle risorse, alimentari ed energetiche. Nel settore dell’acquacoltura, in particolare, dove l’Università di Udine è da molti anni impegnata con successo sia nell’alta formazione che nei settori più avanzati della ricerca e della sperimentazione».
Per il direttore del dipartimento, Edi Piasentier, «gli studi e le sperimentazioni rese possibile dal nuovo impianto, grazie anche alla collaborazione transfrontaliera, consentiranno di integrare competenze scientifiche, presenza territoriale e il coinvolgimento di operatori, imprese, amministratori e consumatori».
Il direttore dell’Azienda agraria universitaria, Guido Fellet, ha sottolineato che «la realizzazione dell’impianto nella sede di Pagnacco è motivo certo di soddisfazione e va ad arricchire una realtà come quella dell’Azienda sperimentale “Servadei”, già di per sé motivo di orgoglio per il nostro dipartimento. La sua realizzazione è frutto, oltre che degli investimenti economici, anche e soprattutto della dedizione, della competenza e della passione che tecnici e ricercatori dimostrano quotidianamente nel loro operato. Si tratta di un’ulteriore conferma del fatto che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, promuovendo i principi della circolarità e della sostenibilità nel settore primario».
«L’impianto, con le sue possibili applicazioni – spiega la responsabile scientifica di Circolar Rainbow, Gloriana Cardinaletti –, rappresenta un esempio tangibile di come il settore dell’acquacoltura può integrarsi con altre filiere agroindustriali e rafforzare la competitività del settore».