Giornata internazionale di commemorazione delle vittime della Shoah

27 gennaio, la riflessione del rettore Roberto Pinton

Come ha ammonito Primo Levi, potrebbe accadere ancora. L’orrore della “soluzione finale”, dell’Olocausto, dello sterminio di milioni di ebrei e di altre minoranze – dissidenti politici, malati, omosessuali, zingari, solo per citarne alcuni – se non teniamo sempre altissima la guardia, se non smettiamo di ricordare e di ricordarci che l’uomo purtroppo si è reso autore anche di simili atrocità, si potrebbe ripresentare. Ma ricordare non basta. Dire “mai più” non basta. Il “Giorno della memoria” è fondamentale, ma si deve fare di più.

Bisogna essere portatori e divulgatori di pensieri, parole e azioni improntate ai valori della libertà, del rispetto dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza alcuna distinzione, della fratellanza fra i popoli, della tolleranza, della pace. In una parola, degli elementi che caratterizzano la democrazia. Non a caso tutti principi sanciti nella nostra Costituzione fin nei primi articoli.

L’Università in quanto tale è naturale portatrice di questi valori umani e universali e deve farsi carico di trasmetterli nel formare studenti e laureati consapevoli dei pericoli causati dall’odio, dal fanatismo, dal razzismo, dal pregiudizio. L’Università ha una grande responsabilità, quella di trasmettere la conoscenza e non esiste conoscenza se non nella verità dei fatti.

Il 27 gennaio, giorno che ricorda la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz nel 1945 svelando al mondo l’orrore dell’Olocausto, resterà per sempre nella memoria dell’umanità, monito perenne delle gravi minacce, continuamente presenti tra noi, rappresentate dal genocidio e dai crimini contro l’umanità.

L’Università di Udine, nata dalla volontà popolare, è e sarà un caposaldo nel dare un esempio positivo per costruire un futuro migliore, un punto di riferimento contro i pericoli causati dall’odio, dal fanatismo, dal razzismo e dal pregiudizio.

Il rettore, Roberto Pinton

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