A 49 anni dal terremoto che distrusse il Friuli
La riflessione del rettore Roberto Pinton sul 6 maggio 1976
Il 6 maggio 1976 non è solo una data, il ricordo del terremoto che ferì profondamente il Friuli. È oramai un simbolo, una giornata emblematica nella quale, ogni anno, onoriamo le vittime, i soccorritori e gli artefici della ricostruzione.
E proprio dalla rinascita del Friuli e delle sue genti nasce la nostra Università. La sua istituzione rientra a pieno titolo, infatti, tra le principali iniziative per ricomporre, più solido di prima, il tessuto sociale, economico, strutturale e culturale del territorio. È stata un’idea lungimirante, che guardava al futuro dei nostri giovani. Un progetto per il quale siamo grati ai tanti fautori e che ci rende, al contempo, orgogliosi rappresentanti di un’eredità straordinaria di valori fondanti per una Università, unica in Italia nata per volontà della sua gente, che opera per la crescita sociale, culturale ed economica del suo territorio.
Un’Università sorta grazie a un lungo e tenace impegno, culminato in una proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da 125 mila firme, di cui le ultime raccolte nelle tendopoli post-terremoto. I friulani, concretamente, com’è nelle loro caratteristiche, scegliendo di ripartire dall’alta formazione e dalla conoscenza, hanno dimostrato la volontà di impegnarsi per determinare il destino proprio e quello delle future generazioni.
Anche nel quarantanovesimo anniversario della tragedia del sisma vogliamo ricordare come l’Ateneo sia frutto di determinazione, spirito di sacrificio e capacità di visione. Per questo dobbiamo essere consapevoli che la nostra storia è la nostra forza e sta a noi mantenere vivi i principi dei “padri fondatori”.
Il rettore
Roberto Pinton