Il Comune affida all'Ateneo friulano lo studio di fattibilità

Cogenerazione a Udine, energia a minor costo e con minore inquinamento

Il progetto coinvolgerà la zona nord-ovest della città

            Produrre calore ed energia elettrica in autonomia, senza prelevarla dalla rete elettrica nazionale, risparmiando, riducendo i consumi e l'inquinamento, migliorando i rendimenti energetici, e con minor rischio di incendi ed esplosioni. Sono i principali vantaggi del sistema di cogenerazione diffusa a servizio della zona nord-ovest di Udine, il cui studio di fattibilità, che rientra tra le azioni attuative del piano energetico comunale, è stato affidato da Lorenzo Croattini, assessore all'Ecologia, energia e ambiente del comune di Udine, a Gioacchino Nardin, professore straordinario di Impianti industriali meccanici all'università friulana, e ai suoi collaboratori, Antonella Meneghetti, Patrizia Simeoni, Damiana Chinese e Luca Gigante. 
 
        L'obiettivo è quello di realizzare una rete di impianti interconnessi per la produzione di calore, elettricità e condizionamento estivo, che colleghi l'ospedale, il polo scientifico universitario dei Rizzi, dell'ex Cotonificio e di piazzale Kolbe, la sede Amga, la piscina del Palamostre, l'istituto Tomadini e le utenze civili limitrofe. "Il potenziale di risparmio economico e la riduzione dell'impatto ambientale, a fronte egli stessi consumi energetici - precisa Nardin -, si aggira intorno al 20%, e si possono prevedere minori costi di approvvigionamento energetico termico ed elettrico per l'ospedale di circa un milione di euro e, per l'università, di circa 200mila euro". Il lavoro si concluderà per la fine di aprile.
 
            Per ridurre gli elevati costi dovuti ai consumi elettrici e di metano è necessario intervenire per una riduzione dei consumi e per un miglioramento dei rendimenti energetici. Per raggiungere questo obiettivo "è necessario - spiega Nardin - da un lato progettare edifici in grado di ridurre gli sprechi energetici, dall'altro adottare un'impiantistica tecnologicamente avanzata con rendimenti globali superiori". Nelle città, dove gli edifici esistenti sono caratterizzati da una densità abitativa elevata (conurbazione), "l'unica opportunità percorribile - aggiunge Nardin - è la cogenerazione diffusa associata al teleriscaldamento". Ossia, una produzione contemporanea di energia termica ed elettrica a partire dal metano, con poche centrali ad alto contenuto tecnologico, a servizio di una vasta zona. La cogenerazione diffusa per la zona nord-ovest di Udine si realizzerebbe attraverso un sistema interconnesso con reti di teleriscaldamento, ovvero reti di trasporto del calore che consentono di servire contemporaneamente più edifici.
 
        "In sostanza - dice Nardin - anziché utilizzare tante caldaie a metano ed energia elettrica prelevata dalla rete nazionale, si produce energia elettrica e calore in autonomia. Un'idea che, in tempi di crisi energetica, risulta particolarmente interessante ed innovativa per la città, essendo in grado di garantire risparmi, diminuzione di emissioni e di inquinamento in linea con quanto previsto negli accordi di Kyoto per la riduzione dei gas serra". Lo studio di fattibilità del sistema nasce in occasione dei lavori per i nuovi padiglioni dell'ospedale di Udine, per cui è prevista la realizzazione di una centrale tecnologica che potrebbe costituire il primo componente cogenerativo di un sistema via via più articolato. Una volta consegnati gli elaborati, l’assessorato all’Energia del Comune valuterà i risultati in termini economici, ambientali e tecnici sia in termini globali di sistema, sia in termini specifici per le singole utenze (Amga, Università, Ospedale, istituto Tomadini, palamostre e settori civili), al fine di operare le conseguenti scelte operative in sinergia con i principali attori del sistema, in particolare con l’Amga.

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