Simposio internazionale da domenica 26 a martedì 28 settembre

I grandi della fisica si incontrano a Udine

Per la prima volta in Europa, con il Nobel 't Hooft
e oltre 300 studenti delle scuole

            Un tuffo nell’affascinante mondo della fisica, un viaggio tra tematiche che spaziano dai buchi neri all’origine dell’Universo. L’incontro con il Nobel 1999 per la fisica, Gerardus ‘t Hooft, lo scienziato che da piccolo voleva diventare “a man who knows everything”, il primo teorico, dopo Albert Einstein, a cercare la “Teoria del tutto”, e con Yuval Ne’eman, uno degli scopritori dei quark. Il confronto aperto tra gli studenti delle scuole superiori e gli scienziati per stimolare la curiosità dei ragazzi sui percorsi che portano alla scoperta scientifica, analizzando il concetto di scienza attraverso diversi piani di interpretazione. Tutto questo e molto ancora è quanto propone la tre giorni del Sesto simposio internazionale “Frontiers of fundamental and computational physics (Ffp6)”, che quest’anno per la prima volta sbarca in Europa, nella città di Udine, da domenica 26 a martedì 28 settembre. Un appuntamento aperto a studiosi e curiosi, «che consentirà – sottolinea Alessandro De Angelis, professore di fisica sperimentale all’università di Udine, organizzatore dell’iniziativa insieme al rettore, Furio Honsell, e al professor Sidharth del Birla Science Centre di Hiderabad in India – di mettere in contatto le voci della più avanzata ricerca scientifica con il territorio friulano e con la popolazione».
            Le precedenti edizioni del Simposio si sono tenute in India, nel quadro delle collaborazioni tra i maggiori centri di ricerca internazionale. Quest’anno l’organizzazione è stata affidata a Udine, sia per i rapporti internazionali dell’Ateneo friulano, sia perché negli ultimi anni il Friuli è diventato uno dei centri emergenti della fisica nella ricerca pura e applicata. In particolare, l’università di Udine ha sviluppato una tradizione in settori interdisciplinari innovativi che coinvolgono l’informatica e la fisica, fornendo strumenti e tecniche di calcolo per laboratori quali la Nasa e il Cern, e per grandi telescopi internazionali così come per l’industria locale. In quest’ambiente ricco di stimoli è nato un corso di laurea specialistica in Fisica computazionale, che raccoglie allievi da varie parti d’Italia, e che ha già prodotto i primi laureati. Al simposio parteciperanno un centinaio di studiosi da oltre dieci Paesi, dagli Stati Uniti alla Russia, dal Giappone alla Francia, dall’Italia all’India.
Incontro con il Nobel Gerardus ‘t Hooft
            Domenica 26 settembre appuntamento alle 15 nel salone del Parlamento del Castello di Udine con l’apertura del sesto simposio internazionale Ffp6. Interverranno il rettore dell’ateneo di Udine, Furio Honsell, e il sindaco del capoluogo friulano, Sergio Cecotti. Alle 15.30 l’intervento di ‘t Hooft su Buchi neri e il paradosso dell’informazione.
Incontro degli studenti con gli scienziati
            Sono già 300 gli studenti delle scuole delle province di Udine e Pordenone che hanno comunicato la loro adesione all’appuntamento con gli scienziati del Simposio udinese, che si svolgerà martedì 28 settembre dalle 10 a palazzo Antonini, in via Petracco. Un’occasione di dibattito e confronto con i ragazzi che rivolgeranno le loro domande e le loro curiosità agli studiosi.
Sessioni scientifiche
            Temi che spaziano dalle teorie cosmologiche, al Big-Bang, all’astrofisica saranno affrontati dalle relazioni che gli scienziati terranno lunedì 27 nella sala convegni di palazzo Antonini in via Petracco 8 (la sessione di lunedì 27 pomeriggio dalle ore 14 è dedicata alle frontiere della fisica e dell’astrofisica fondamentali), e martedì 28 nella sala della Provincia a palazzo Belgrado, in piazza Patriarcato e nella sala convegni di palazzo Antonini (la sessione di martedì 28 mattina dalle ore 9 è dedicata alle frontiere della fisica dei sistemi complessi).
Chi è Gerardus ‘t Hooft
            Gerardus ‘t Hooft, 58 anni, lavora dal 1977 all’università di Utrecht. Ha ricevuto il Nobel per la fisica nel 1999 per l’importante lavoro sulla struttura quantica nella teoria di interazione della forza elettromagnetica debole, “per aver fornito alla teoria della fisica delle particelle una base matematica più solida”, e per aver dimostrato come utilizzare la teoria per precisare i calcoli dei valori fisici. ‘t Hooft ha scoperto che le forze che agiscono nell’universo subnucleare sono di carattere totalmente diverso da quelle a noi note. Ha intrapreso l’ardua strada che dovrebbe portare alla Teoria del Tutto, lo strumento concettuale che, senza contraddizioni, riesca a spiegare le regole che governano tutti i fenomeni fisici, dai buchi neri ai quark. Una Teoria che spiegherebbe sia le galassie che le particelle subnucleari. Tutto questo, partendo dalla convinzione che “la meccanica quantistica è incompleta”. La maggioranza dei fisici, invece, pensa che la meccanica quantistica si una teoria completa, dando per scontata la fine della causalità rigorosa. «A prima vista – afferma ‘t Hooft – i fenomeni che si verificano attorno ai buchi neri sembrano spiegabili con la meccanica quantistica, ma a ben guardare intervengono invece effetti di fisica non nota». Il riferimento è alla perdita di informazione: tutto quello che viene fagocitato dai buchi neri non è più identificabile. Un paradosso, in contrasto con la meccanica quantistica secondo cui l’informazione deve essere conservata qualunque sia la trasformazione subita.

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