Mazinga zeta, Goldrake, Jeeg robot d'acciaio: i miti manga in una tesi di laurea

Ricerca di un neolaureato
in Scienze e tecnologie multimediali

        Tra i 18 studenti che si sono laureati nell’ultima sessione in Scienze e tecnologie multimediali, il corso di laurea triennale che l’Università di Udine ha attivato presso il Consorzio di Pordenone, merita essere ricordato per l’originalità del suo lavoro, il ventiduenne di San Vito al Tagliamento, Matteo Galante che, peraltro, ha già in mano un ottimo biglietto da visita: collabora, infatti, con un service Rai a Fiume Veneto. Matteo Galante è stato seguito nel suo lavoro di tesi dalla professoressa Leopoldina Fortunati, tra i più noti esperti a livello mondiale di telefonia e new media. 

        «Galante – ha fatto sapere Fortunati – ha indagato gli aspetti sociologici dell’animazione giapponese, mettendo in luce come i “mostri spaziali” siano il frutto di paure non ancora rimosse che hanno la loro origine nello scoppio dell’atomica». In questi prodotti non emerge però chiaramente, come sottolinea Matteo Galante nella sua tesi, se il riferimento alla tragedia atomica degli anni ’40 sia un monito alla generazioni future a non ripetere il medesimo errore oppure la proiezione di una visione futuristica catastrofica. «Scienze e tecnologie multimediali – ha ribadito Gianluca Foresti, presidente del consiglio del corso di laurea – è un percorso tra i più vivaci dal punto di vista della ricerca, in quanto grazie anche alle tesi di laurea appena elaborate, mette in evidenza gli effetti delle nuove tecnologie sul territorio». 

        Ritornando alla tesi di Galante, è bene ribadire quanto sia significativa per avere confutato, attraverso la ricerca di argomentazioni probanti, in opere di studiosi accreditati e attraverso un’analisi personale dello stesso studente dell’ateneo friulano, che il cartone animato giapponese, meglio conosciuto come “anime”, sia un prodotto destinato ad un pubblico tipicamente infantile, perché a contenuto prettamente “leggero”. “La tesi – precisa il giovane Galante – ammette che il filone particolare dei cosiddetti “robottoni” (Mazinga Z, Goldrake, Jeeg, ecc..) – che hanno influenzato anche le nostre generazioni a partire dal ’78 - si è rivelato anticipatore di fenomeni sociali, quali il corpo cablato e la capacità di “indossare” la tecnologia, dimostrando, da parte dei designer di “anime” (specialmente i mecha designer) un notevole intuito tecnologico”. 

        Galante ha inoltre rivelato che gli “anime” presentano, all’interno della loro struttura narrativa ed espositiva, vari riferimenti ai valori tradizionali tipici della cultura popolare orientale, e in particolare giapponese, che hanno influenzato alcuni fenomeni sociali giovanili sfociati, alle volte, in comportamenti di moda, altre volte, nei valori e scelte di vita anche estreme di “tribù” metropolitane, quali gli otaku (fenomeno maschile) e le ganguro-gyaru, (fenomeno femminile). “Infine – precisa Galante nella sua tesi – manga e “anime” non sono solo il ricordo di un evento sconvolgente quale quello della bomba atomica, ma sono anche l’emanazione di quello sviluppo tecnologico che oggi è un importante vessillo della nazione nipponica”.

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