9 Maggio 2005
Lo studio sarà presentato il 19 maggio a Cormòns
I friulani in enoteca: i risultati di un'indagine dell'Ateneo di Udine
Un consumatore su quattro ha iniziato a bere prima dei 16 anni
Nei locali il 60% beve almeno 2-3 bicchieri. I rossi vincono sui bianchi
L’universo-enoteca finisce sotto la lente dei ricercatori dell’Università di Udine. E si scopre così che un consumatore su quattro ha iniziato a bere prima dei 16 anni, che l’enoteca, scelta da una persona su due per curiosità o per stare con gli amici, diventa luogo di appuntamento fisso per degustare almeno due o tre calici per volta, preferibilmente di rossi di qualità, con una spesa media che, nella maggior parte dei casi, è compresa fra 2 e 4 euro a bicchiere. Ad analizzare questo microcosmo del bere di qualità dal punto di vista del consumatore, un’indagine condotta su un campione di 250 frequentatori di enoteche del Nordest (del Friuli Venezia Giulia, ma anche di Veneto, Trentino Alto Adige e Emilia Romagna) dal prof. Francesco Donati, docente di Economia dell’azienda e di Marketing dell’Ateneo friulano e dalla dott.ssa Sabrina Di Santolo, che sta conducendo un dottorato in Economia e tutela dei sistemi agricoli. I risultati saranno presentati giovedì 19 maggio alle 17 al Centro per la Viticoltura e l’Enologia dell’Università di Udine in via S. Giovanni 79 a Cormòns, in occasione del quinto appuntamento – dedicato a “Il consumatore e la scelta del vino” - de “I giovedì del centro” organizzati dal corso di laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Ateneo friulano in collaborazione con l’Associazione Enologi enotecnici italiani- sezione Fvg. Sull’argomento interverranno imprenditori e manager di rilievo nazionale, come Giovanni Poggiali (Fattoria Felsina nel Chianti) e Luigi Soini (Cantina Produttori di Cormòns).
L’enoteca è una scelta “giovane” (i tre quarti degli intervistati hanno tra i 19 e i 40 anni) che piace soprattutto ai dipendenti di aziende e ditte – pubbliche e private - , seguiti da studenti, professionisti ed imprenditori. Ma anche l’approccio al nettare di Bacco è alquanto precoce: quasi una persona su quattro (il 23,3%) ha iniziato a bere vino prima dei 16 anni: un approccio più tardivo (oltre i 25 anni) interessa solo il 7,3% degli intervistati. La maggior parte dei giovani beve raramente vino a casa, al massimo una o due volte la settimana, in quanto preferisce luoghi di incontro come bar, osterie o enoteche. Il 22,7% del campione dichiara di frequentare le enoteche più volte alla settimana. La “prima volta”? Il 47,3% ha iniziato “per curiosità” ed il 45,3% “per stare con gli amici”. Ma fra i due sessi c’è una differenza abissale: nelle donne l’interesse per il vino non deriva essenzialmente da un coinvolgimento individuale, bensì da un effetto di trascinamento da parte di amici o conoscenti. Il vino come passione personale è pertanto una prerogativa maschile.
Piacciono sempre più i vini di qualità, con predilezione per il rosso: il 54,1% del campione ha aumentato il proprio consumo dei vini bianchi, contro il 68,1% dei rossi di qualità. E, al banco, i friulani non sono parchi. In enoteca, due intervistati su tre (il 60%) bevono ogni volta 2-3 bicchieri di vino, mentre il restante 40% è suddiviso equamente fra coloro che si limitano ad un solo bicchiere e coloro che superano i tre bicchieri. Circa la metà del campione dichiara una spesa media in enoteca compresa fra 2 e 4 euro a bicchiere, il 40% spende meno di 2 euro e la restante percentuale più di 4 euro. Buona parte del campione consuma “spesso” stuzzichini e la spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che, il più delle volte, l’enoteca rappresenta una meta serale non finalizzata alla sola degustazione di vino.
I consumatori promuovono la preparazione del personale delle enoteche friulane. Secondo il 46% degli intervistati, il livello di preparazione degli addetti risulta soddisfacente. Di più. Quasi due persone su cinque (il 43,3% del campione) dichiarano di ricevere “spesso” buoni consigli da parte dal personale delle enoteche, ribadendo una volta di più l’importante ruolo rivestito dai gestori nell’indirizzare i consumi. Molti sono i fattori che influenzano la scelta di un vino: caratteristiche organolettiche, rapporto qualità-prezzo, tipicità, facilità di abbinamento, etichetta... Il 70% circa del campione attribuisce elevata importanza alle caratteristiche organolettiche del vino, ma anche al rapporto qualità-prezzo e alla tipicità. La possibilità di abbinare facilmente il vino ad una pietanza e l’etichetta, invece, non incidono molto sulle scelte di questi consumatori. Chi arriva in enoteca sceglie con cognizione di causa. Se il significato della sigla Igt risulta sconosciuto a circa metà del campione, Doc. e Docg. sono, invece, termini noti al 70-80% degli intervistati. Oltre la metà delle persone contattate conosce il significato del termine “biologico” e lo stesso vale per “autoctono”. Con una buona preparazione di base, i giovani e le persone di mezza età sono anche i più desiderosi di informazioni sul vino, che cercano leggendo articoli o rubriche specializzate: tra “spesso” e “talvolta” rientrano il 74,3% dei giovani, il 75,7% delle persone di media età e solo il 58,5% dei maturi-anziani. Che il vigneto chiamato Friuli sia una ricchezza da valorizzare per attirare sempre più visitatori è un’opinione così condivisa da sembrare quasi plebiscitaria. Il 90% ritiene che i vini tipici regionali rappresentino un valore per lo sviluppo del turismo della propria zona La maggior parte degli intervistati, inoltre, pensa che il paesaggio vitivinicolo sia un valore positivo per la collettività. E la presenza di una fornita lista di vini regionali e locali gioca a loro giudizio un ruolo fondamentale sul livello di qualificazione delle enoteche.
L’enoteca è una scelta “giovane” (i tre quarti degli intervistati hanno tra i 19 e i 40 anni) che piace soprattutto ai dipendenti di aziende e ditte – pubbliche e private - , seguiti da studenti, professionisti ed imprenditori. Ma anche l’approccio al nettare di Bacco è alquanto precoce: quasi una persona su quattro (il 23,3%) ha iniziato a bere vino prima dei 16 anni: un approccio più tardivo (oltre i 25 anni) interessa solo il 7,3% degli intervistati. La maggior parte dei giovani beve raramente vino a casa, al massimo una o due volte la settimana, in quanto preferisce luoghi di incontro come bar, osterie o enoteche. Il 22,7% del campione dichiara di frequentare le enoteche più volte alla settimana. La “prima volta”? Il 47,3% ha iniziato “per curiosità” ed il 45,3% “per stare con gli amici”. Ma fra i due sessi c’è una differenza abissale: nelle donne l’interesse per il vino non deriva essenzialmente da un coinvolgimento individuale, bensì da un effetto di trascinamento da parte di amici o conoscenti. Il vino come passione personale è pertanto una prerogativa maschile.
Piacciono sempre più i vini di qualità, con predilezione per il rosso: il 54,1% del campione ha aumentato il proprio consumo dei vini bianchi, contro il 68,1% dei rossi di qualità. E, al banco, i friulani non sono parchi. In enoteca, due intervistati su tre (il 60%) bevono ogni volta 2-3 bicchieri di vino, mentre il restante 40% è suddiviso equamente fra coloro che si limitano ad un solo bicchiere e coloro che superano i tre bicchieri. Circa la metà del campione dichiara una spesa media in enoteca compresa fra 2 e 4 euro a bicchiere, il 40% spende meno di 2 euro e la restante percentuale più di 4 euro. Buona parte del campione consuma “spesso” stuzzichini e la spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che, il più delle volte, l’enoteca rappresenta una meta serale non finalizzata alla sola degustazione di vino.
I consumatori promuovono la preparazione del personale delle enoteche friulane. Secondo il 46% degli intervistati, il livello di preparazione degli addetti risulta soddisfacente. Di più. Quasi due persone su cinque (il 43,3% del campione) dichiarano di ricevere “spesso” buoni consigli da parte dal personale delle enoteche, ribadendo una volta di più l’importante ruolo rivestito dai gestori nell’indirizzare i consumi. Molti sono i fattori che influenzano la scelta di un vino: caratteristiche organolettiche, rapporto qualità-prezzo, tipicità, facilità di abbinamento, etichetta... Il 70% circa del campione attribuisce elevata importanza alle caratteristiche organolettiche del vino, ma anche al rapporto qualità-prezzo e alla tipicità. La possibilità di abbinare facilmente il vino ad una pietanza e l’etichetta, invece, non incidono molto sulle scelte di questi consumatori. Chi arriva in enoteca sceglie con cognizione di causa. Se il significato della sigla Igt risulta sconosciuto a circa metà del campione, Doc. e Docg. sono, invece, termini noti al 70-80% degli intervistati. Oltre la metà delle persone contattate conosce il significato del termine “biologico” e lo stesso vale per “autoctono”. Con una buona preparazione di base, i giovani e le persone di mezza età sono anche i più desiderosi di informazioni sul vino, che cercano leggendo articoli o rubriche specializzate: tra “spesso” e “talvolta” rientrano il 74,3% dei giovani, il 75,7% delle persone di media età e solo il 58,5% dei maturi-anziani. Che il vigneto chiamato Friuli sia una ricchezza da valorizzare per attirare sempre più visitatori è un’opinione così condivisa da sembrare quasi plebiscitaria. Il 90% ritiene che i vini tipici regionali rappresentino un valore per lo sviluppo del turismo della propria zona La maggior parte degli intervistati, inoltre, pensa che il paesaggio vitivinicolo sia un valore positivo per la collettività. E la presenza di una fornita lista di vini regionali e locali gioca a loro giudizio un ruolo fondamentale sul livello di qualificazione delle enoteche.