Nell’ambito del corso di laurea in Filosofia e teoria delle forme

Al via all'Ateneo di Udine il Centro di morfologia "Francesco Moiso"

Filosofi italiani ed europei
promuovono la cultura interdisciplinare

        Nasce all’università di Udine, nell’ambito del corso di laurea di Filosofia e teoria delle forme, il centro interdipartimentale di morfologia “Francesco Moiso” (Cirm), diretto da Federico Vercellone, ordinario di Estetica e direttore del dipartimento di Scienze filosofiche e storico-sociali dell’ateneo udinese. Il comitato scientifico del Cirm annovera studiosi e filosofi di università italiane ed europee. Attraverso incontri, seminari, conferenze, «il Centro – spiega il direttore, Vercellone – intende promuovere a livello internazionale la ricerca in ambito filosofico attraverso l’intersezione di tematiche diverse, dalle scienze, come la biologia e la matematica, alle discipline estetiche e artistiche e agli studi storici, incoraggiando prospettive filosofiche di ampio respiro e di alto profilo teorico, favorendo al contempo la chiarificazione analitica dei concetti». Un’attenzione particolare sarà dedicata agli studenti, per i quali saranno istituite borse di studio e verranno organizzati specifici seminari, dedicati, tra l’altro, alla teoria dell’immagine, alla teoria e alla storia della letteratura, all’analisi dell’idea di forma nei suoi diversi aspetti. 

        Attraverso la ripresa metodologica dell’idea di morfologia di Goethe «il nostro obiettivo – precisa Vercellone – è quello di dimostrare la possibilità reale della pratica di una cultura scientifica e filosofica interdisciplinare. Gli studiosi che collaborano al Cirm sono tutti accomunati dall’idea secondo cui le tematiche più diverse, se osservate e studiate attraverso uno sguardo polivalente, si completano e si arricchiscono vicendevolmente». Il Centro promuoverà dunque l’incontro tra la cultura umanistica e la razionalità delle “scienze dure”. «Oggi, infatti – conclude Vercellone –, si rischia di rimanere invischiati nella seguente ristretta alternativa: da una parte una cultura umanistica sganciata da qualsiasi applicazione scientifica significativa, dall’altra un’idea di scienza incapace di evitare la riduzione a tecnica fine a se stessa».

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