Commemorazione giovedì 23 novembre a Palazzo Belgrado

Ungheria 1956, per non dimenticare

Sarà consegnato un riconoscimento
alla Croce Rossa udinese

        Nel cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’Ungheria, il corso di laurea magistrale in Studi europei dell’Università di Udine ha organizzato giovedì 23 novembre, alle 16.30, nella sala consiliare di Palazzo Belgrado, a Udine, l’incontro commemorativo “Ricordare il ’56 ungherese per guardare avanti”. Verranno ripercorsi i drammatici eventi di quel periodo attraverso gli occhi e le esperienze di quanti lasciarono il paese magiaro trovando rifugio in Italia. Sarà inoltre ricordato l’aiuto fornito agli ungheresi dalla popolazione friulana e dalle istituzioni assistenziali quali la Croce rossa, alla quale sarà consegnato un riconoscimento. 

        Dopo gli inni italiano e ungherese porteranno gli indirizzi di saluto il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Alessandro Tesini, il presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo, il sindaco di Udine, Sergio Cecotti, e il rettore dell’ateneo friulano, Furio Honsell. Seguiranno, l’intervento dell’ambasciatore della Repubblica d’Ungheria in Italia, István Kovács, la lettura della poesia “Una frase sulla tirannia”, dello scrittore ungherese Gyula Illyés, da parte dell’attore Paolo Sovran, e gli interventi del senatore Demetrio Volcic e del professor Andrea Csillaghy. Verrà quindi consegnato un riconoscimento al Comitato provinciale di Udine della Croce rossa italiana. Le conclusioni saranno tratte dal preside della facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università di Udine, Vincenzo Orioles, e da Roberto Ruspanti, docente di Lingua e letteratura ungherese presso l’ateneo friulano. 

        «La memoria del passato – spiega Orioles – è la chiave di lettura di un evento che sconvolse il mondo, ma che rappresenta anche una forte testimonianza della solidarietà internazionale nei confronti di chi lotta per la libertà e la democrazia. La commemorazione è indirizzata principalmente verso le giovani generazioni per contribuire alla formazione di una memoria condivisa».

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