Cerimonia per la prima volta tradotta nella lingua dei segni

"Università di Udine punto di riferimento per la società e volano per la crescita del territorio"

Il messaggio del rettore Roberto Pinton che ha inaugurato il 45° anno accademico 2022-2023.
È intervenuto il Ministro dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini

La cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico 2022/23

«Vogliamo rappresentare una istituzione il cui ruolo, autonomo e disinteressato, sia riconosciuto come riferimento per la società e che sia un volano per contribuire alla crescita civile, culturale, economica e sociale del territorio». Con queste parole oggi il rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton, ha accompagnato l’inaugurazione dell’anno accademico 2022-2023, il 45 esimo della sua storia. La cerimonia, per la prima volta tradotta nella lingua dei segni, si è svolta nell’auditorium della nuova biblioteca del polo scientifico-tecnologico dell’Ateneo. Ha partecipato, a distanza, prendendo la parola, il ministro dell’università e della ricerca, Anna Maria Bernini. Presente in sala, fra gli altri, anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

«Stiamo lavorando per un accesso sostenibile al corso di laurea in medicina e chirurgia – ha detto Bernini –. Presso il Ministero abbiamo istituito un tavolo tecnico che valuterà il fabbisogno reale di medici, andando oltre i freddi numeri. Dobbiamo disaggregare i dati e capire effettivamente di quanti medici abbiamo necessità non solo negli ospedali. Inoltre, ricordo che a breve partiranno i nuovi test di accesso a Medicina, con cui i nostri ragazzi, a cominciare dal quarto anno di secondarie, potranno misurarsi anche per quattro prove e che, come previsto, non includono più domande di cultura generale. Stiamo poi investendo sull’edilizia universitaria e sull’housing per gli studenti mettendo risorse aggiuntive.

«In questo momento – ha spiegato il ministro Bernini – la nostra missione corrisponde a quella dell’Università di Udine: hic sunt futura! Dobbiamo ragionare per il futuro, fare accordi tra gli Atenei per consentire agli studenti di spostarsi e soprattutto di creare un’offerta formativa multidisciplinare. Occorre implementare quell’ecosistema virtuoso tra enti locali, università, imprese. Dobbiamo creare insieme – ha sottolineato il ministro – strutture di ricerca e iniziative dedicate agli studenti. Strutture che consentano a questi nostri ragazzi di diventare l’eccellenza del domani».

Gli intervenuti - La cerimonia è stata scandita, oltre che dalla relazione del rettore, dai contributi dei rappresentanti del corpo studentesco, Francesca Corte, e del personale, Lionello Fabris. Per le istituzioni, sono intervenuti, oltre al ministro competente, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il sindaco di Udine, Pietro Fontanini. La lectio magistralis è stata tenuta dal direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, Enrico Giovannini, mentre la prolusione è stata pronunciata da Daniele Morandi Bonacossi, docente dell’Ateneo friulano.

L’INTERVENTO DEL RETTORE

Il messaggio - «Il coraggio è lo stesso valore che ha determinato la nascita dell’Ateneo – ha detto Pinton –, il suo sviluppo e ciò che oggi ci permette di guardare al futuro». L’Università di Udine, ha aggiunto, «sta guardando con coraggio e senso di responsabilità alle grandi trasformazioni in atto, per essere sempre più luogo dove gli studenti e le studentesse partecipano alla costruzione del loro futuro contribuendo così alla crescita civile, culturale, economica e sociale del territorio e del nostro Paese».

Le parole al Ministro - Lo stanziamento, a livello nazionale, «di ingenti risorse per la formazione e la ricerca rappresenta – ha sottolineato il rettore dell’Università di Udine – un’occasione imperdibile per la crescita del sistema accademico, che va colta con grande consapevolezza e in coerenza con gli obiettivi nazionali». Per Pinton «è necessario che queste iniziative siano accompagnate da interventi efficaci, che permettano agli atenei di operare in sicurezza di bilancio e nei tempi rapidi richiesti soprattutto dalle misure straordinarie». Così come è importante poter contare, ha aggiunto, «su un sistema di valutazione sempre più chiaro in ogni suo passaggio, tale da favorire azioni di miglioramento da parte di tutti gli Atenei». È inoltre auspicabile, ha evidenziato, «una netta accelerazione sulla revisione delle modalità di reclutamento favorendo la più rapida immissione dei giovani nel percorso accademico».

Alle istituzioni regionali e locali - «Decisivo» ha definito Pinton il continuo sostegno offerto dalla Regione, «a cui va il nostro ringraziamento» ha detto, all’intero sistema dell’alta formazione regionale, favorendo la già intensa collaborazione tra gli Atenei e l’interazione fra i diversi componenti della filiera della formazione». Inoltre, ha spiegato il rettore, «è fondamentale che si consolidi la sintonia di visione e progettuale con le altre istituzioni locali, le città in cui la nostra Università ha sede. Incessante è l’impegno dell’Ateneo per assecondare la potenziale attitudine di questi luoghi a divenire città universitarie, dove studenti e studentesse possano trovare ambienti adatti e funzionali non solo allo studio, ma alla qualità della vita, con particolare riguardo al tema della residenzialità».

LE NOVITÀ

Didattica, tre corsi ex novo - Le numerose novità annunciate dal rettore riguardano innanzitutto la didattica, tre nuovi corsi di studio, uno triennale e due magistrali, in partenza dall’anno accademico 2023/24, dopo la fase di accreditamento ministeriale. Si tratta della laurea triennale in Scienze dell’educazione, che raccoglie le richieste del territorio e completa la filiera già consolidata delle scienze della formazione. La laurea magistrale in Industrial engineering for sustainable manufacturing completa il percorso di primo livello sull’ingegneria industriale per la sostenibilità ambientale. E il corso di laurea magistrale in Cittadinanza, istituzioni e politiche europee che mira alla proiezione internazionale dei laureati in ambito giuridico.

Trasferimento tecnologico - L’Università di Udine è attivamente coinvolta in tre centri di ricerca e innovazione nazionale nell’ambito del Pnrr. Il National Biodiversity Future Centre che si occuperà di ricerca e innovazione per la tutela e la valorizzazione della biodiversità; Agritech, che promuove lo sviluppo di tecnologie innovative nel settore agricolo per migliorare quantità e qualità delle produzioni, garantendo l’adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici; l’ecosistema dell’innovazione iNEST – Interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem, finalizzato a diffondere nel Triveneto i benefici delle tecnologie digitali. L’Ateneo udinese è anche fra i promotori dell’infrastruttura tecnologica di innovazione Future Farming, promossa dall’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’obiettivo è sperimentare modalità di coltivazione sostenibile di varie forme di vita – dalle alghe ai funghi alle piante ai batteri – per la produzione di alimenti, biomolecole e biofarmaci.

Ricercatori, 47 nuovi ingressi - Grazie ai finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) l’Ateneo può contare su 47 nuovi ricercatori: 17 in fase di assunzione che si aggiungono ai 30 recentemente reclutati.

Dottorati, 44 nuove borse Pnrr e quattro corsi nazionali - L’Ateneo partecipa, dall’attuale 38 esimo ciclo, a quattro nuovi dottorati di ricerca nazionali in aree strategiche. I corsi sono: Learning science and digitale technologies, Heritage science, Cybersecurity, Robotics and intelligent machines. Inoltre, grazie ai fondi del Pnrr sono state finanziate 44 posti con borse di studio, sui 116 complessivi per i 15 corsi di dottorato in cui è coinvolta.

Le strutture - L’l’area condivisa nella quale ricercatori e aziende sviluppano progetti congiunti, l’Uniud Lab Village, si arricchirà di due nuovi laboratori che si aggiungeranno ai 31 attuali. Sono il Laboratorio di ingegneria industriale per la sostenibilità ambientale e il Media-Lab, dedicato alla produzione multimediale e allo storytelling digitale. L’hub tecnologico è stato recepito come best practice dal consorzio dell’ecosistema dell’innovazione nel Triveneto, Inest, di cui l’Ateneo è socio fondatore. Il Lab Village, che vanta infatti 5 aziende insediate, è stato realizzato con il sostegno del Ministero dell’università e della ricerca, della Regione e della Fondazione Friuli.

Di prossima attivazione è il centro di ricerca clinica traslazionale del Dipartimento di Area medica, accanto all’ospedale di Udine. Può contare su oltre 10.000 metri quadrati destinati a laboratori, aule, studi.

2025, nove obiettivi strategici - Il rettore Roberto Pinton ha annunciato le nove priorità stabilite da qua al 2025.

  1. Caratterizzare l’attività di ricerca e l’offerta didattica per incrociare contemporaneità e futuro. Otto le aree interdisciplinari individuate: invecchiamento attivo; cibo e agroalimentare; sostenibilità dei processi produttivi ed energia (Green Economy); intelligenza artificiale; interculturalità; digital humanities; governance e Pa digitale; enti e relazioni sovranazionali.
  2. Consolidare i settori distintivi e qualificanti di ricerca e didattica per renderli più rispondenti al dinamico quadro di riferimento e alla mutevole domanda di formazione.
  3. Integrare ricerca e didattica in una dimensione internazionale.
  4. Promuovere un riequilibrio generazionale del personale docente e ricercatore, incrementando le opportunità e l’attrattività dell’Ateneo per giovani talenti.
  5. Ridurre la dispersione studentesca.
  6. Potenziare la terza missione affinché l’Ateneo sia sempre più agente di sviluppo del territorio.
  7. Sviluppare ed efficientare l’edilizia universitaria.
  8. Consolidare l’azione di sostegno del personale tecnico e amministrativo alle attività di didattica e di ricerca promuovendo la digitalizzazione dei processi operativi.
  9. La sostenibilità economico finanziaria di medio periodo.

GLI INTERVENTI DALL’ATENEO

I rappresentanti degli studenti e del personale

In rappresentanza delle studentesse e degli studenti ha parlato Francesca Corte, presidente del Consiglio degli studenti e componente del Consiglio di amministrazione dell’Ateneo. Al centro dell’intervento di Corte «il diritto allo studio che deve essere garantito a tutti in egual misura». Tema che per gli studenti è strettamente collegato «all’emergenza abitativa» nell’ambito della residenzialità universitaria. Per Corte «alla carenza di posti letto gestiti e appartenenti a enti pubblici si oppone l’incremento di studentati gestiti e di proprietà di soggetti privati». Ha quindi chiesto un tavolo che «ci veda partecipi – ha sottolineato Corte – assieme a Regione, Comune, Ardis e Università affinché le soluzioni ai problemi della comunità studentesca vengano discusse con chi la rappresenta». Riguardo la situazione in Afghanistan e in Iran, ha espresso la solidarietà delle studentesse e degli studenti dell’Ateneo friulano nei confronti dei colleghi «che stanno manifestando per i propri diritti e che per questo sono vittime di violenta repressione». Ha poi detto che l’incremento del Fondo di finanziamento ordinario delle università del 6 per cento è «più apparente che reale» per effetto dell’inflazione. Corte ha chiesto al ministro nuovi investimenti per superare il numero programmato, non solo a Medicina, e un incremento dell’importo delle borse di dottorato. «Investire nell’istruzione, in un’istruzione pubblica, laica, gratuita e realmente democratica, significa costruire il futuro» ha concluso Francesca Corte.

Per Lionello Fabris, rappresentante del personale, componente del Senato accademico, l’Università di Udine ha fatto una «scelta lungimirante innalzando la no tax area per gli studenti, dando un’importante spinta alle generazioni future». Ha poi posto l’attenzione «sulla necessità di un’inversione di tendenza, da parte dei governi italiani, nella destinazione dei fondi pubblici, che per troppo tempo hanno lasciato università e ricerca agli ultimi posti in Europa» affermando che «la recente legge di bilancio ha destinato solo lo 0,3% per scuola, università e ricerca». Il rappresentante del personale ha poi rivolto un appello al ministro Bernini «affinché si renda protagonista di una nuova rotta». Riguardo al lavoro agile, Fabris ha sottolineato che nell’ultimo anno all’Ateneo friulano «si è consolidata» la sua pratica che, in molti casi, «ha permesso la conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia». Nel ricordare che il personale universitario è «la categoria del pubblico impiego con lo stipendio più modesto» ha poi affermato che all’Università di Udine «nel 2022 nuove assunzioni hanno dato un po’ di respiro al ricambio generazionale». Fabris ha inoltre chiesto al ministro «la stabilizzazione del precariato». Infine ha auspicato un intervento «a livello nazionale per l’istituzione del profilo di insegnante di madrelingua» per superare le disparità tra le figure di lettore di madrelingua e collaboratore ed esperto linguistico.

I RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI

Il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, ha detto che «una battaglia irrinunciabile per qualificare sempre di più l’Università del Friuli debba essere quella dell’apertura del dipartimento di medicina attraverso il raddoppio dei numeri messi a disposizione per poter accedervi». Si tratta, ha aggiunto il primo cittadino, «di una questione di principio…che oggi assume tuttavia un significato nuovo e decisamente più pratico a causa delle gravi difficoltà che le aziende sanitarie del nostro territorio costantemente riscontrano nel reperire il personale medico, con conseguente allungamento delle liste d’attesa e la necessità di ricorrere sempre più spesso a convenzioni con privati, tanto legittime quanto indicative delle difficoltà del sistema di garantire al cittadino il diritto per eccellenza, quello alla salute».

Ha poi preso la parola il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. «La capacità economica e la crescita del territorio – ha spiegato Fedriga – partono dalla formazione; quella della nostra regione è il frutto di una grande alleanza con le nostre università, la Scuola internazionale superiore di studi avanzati e la Regione, volta ad ampliare l’offerta formativa e a renderci maggiormente attrattivi. Si tratta di un obiettivo – ha detto – da continuare a perseguire per valorizzare l’eccellente formazione e la capacità di ricerca che siamo in grado di offrire: una ricchezza professionale del territorio con ricadute positive anche in termini di attrattività».

L’attrattività e la formazione sono stati alcuni dei punti dell'intervento del presidente, che ha ricordato l’importanza della formazione anche sul fronte degli investimenti e l’incremento di quelli internazionali sul territorio, passati dal 2 per cento al 6 per cento sul totale nazionale.

«Gli investitori guardano con attenzione anche alla capacità del territorio di offrire professionisti qualificati, per questo la formazione ha un valore così rilevante e si inserisce in una visione prospettica che deve basarsi su un futuro sostenibile» ha sottolineato Fedriga.

«La sostenibilità – ha chiarito il presidente – non è solo ambientale, economica e sociale ma anche tecnologica e va garantita per non rendere le nazioni democratiche dipendenti dall’economia di Paesi terzi, non appartenenti alle democrazie occidentali, a cui rischiamo di consegnare le chiavi del nostro futuro. Su questo fronte – ha aggiunto – è forte l’impegno della Regione che si traduce con azioni concrete: dagli investimenti per la realizzazione di una ‘valle dell’idrogeno’ con la collaborazione delle università, alle linee di finanziamenti dedicate alla transizione energetica per privati e imprese fino ai finanziamenti a favore dell’agricoltura di precisione. Si tratta di alcuni esempi delle tante azioni concrete e virtuose poste in essere dall'Amministrazione regionale».

Fedriga ha anche ricordato le ingenti risorse a favore del diritto allo studio che l’Amministrazione regionale ha messo a disposizione: «siamo una delle poche regioni in grado di garantire, grazie allo stanziamento di risorse proprie, la copertura del 100 per cento delle borse di studio universitarie». Da ultimo, il governatore ha evidenziato l'importanza del dialogo con il mondo universitario, docenti, amministrativi e studenti «confronti fondamentali per costruire un futuro insieme».

LA LECTIO MAGISTRALIS

Il direttore dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, professor Enrico Giovannini, ordinario di Statistica economica all’Università di Roma “Tor Vergata” ha tenuto la lectio magistralis. Tema dell’intervento “Le politiche per lo sviluppo sostenibile dopo la modifica ai principi fondamentali della Costituzione”.

LA PROLUSIONE

Il professor Daniele Morandi Bonacossi ha tenuto la prolusione su “La distruzione della memoria in Iraq e Siria. Il ruolo dell’Università di Udine nella protezione del patrimonio culturale dell’antica Mesopotamia”. «A partire dal 2014 – ha spiegato Morandi Bonacossi, ordinario di archeologia e storia dell’arte del Vicino Oriente antico del Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Ateneo friulano –, le estese e devastanti distruzioni del patrimonio culturale di Iraq e Siria da parte della formazione terrorista islamista dell’Isis hanno costretto la comunità internazionale a confrontarsi con il dramma del conflitto etnico e confessionale su scala regionale e con la deliberata cancellazione dell’identità culturale di intere comunità».

Ma perché le distruzioni di siti e monumenti da parte dell’Isis, si è chiesto il professore, «sono state un crimine contro l’umanità? Quali concrete azioni è possibile intraprendere per proteggere il patrimonio culturale minacciato da terrorismo e guerra e come sarà possibile ricostruire quanto distrutto? E, soprattutto, il terrorismo jihadista è l’unica minaccia alla sopravvivenza dei siti archeologici dell’antica Mesopotamia?».

«La crescita incontrollata dei centri urbani e delle attività produttive in Iraq – ha spiegato Morandi Bonacossi –, l’assenza di valutazioni dell’impatto della costruzione di grandi infrastrutture sul patrimonio archeologico e monumentale, l’incuria, il vandalismo e i saccheggi rappresentano sfide altrettanto esistenziali. L’Università di Udine – ha sottolineato il docente – è impegnata da oltre un decennio nella ricerca archeologica, ma anche nella documentazione, tutela e valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale dell’Iraq settentrionale, a poche decine di chilometri dai territori controllati fino a poco tempo fa dal Califfato Islamico».

La cerimonia ha visto l’introduzione musicale a cura dell’Orchestra dell’Università e, a conclusione, l’inno Gaudeamus igitur eseguito dal coro “Gilberto Pressacco” e dall’Orchestra dell’Ateneo.

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