Dolomiti Mountain School 2024: la cooperazione come chiave per il futuro delle dolomiti

Da sinistra Pierpaolo Zanchetta, Roberto Pinton, Mara Nemela

Lo scorso weekend, la Dolomiti Mountain School 2024 ha ufficialmente preso il via: la nuova edizione della rassegna di eventi ed iniziative che hanno le terre alte come protagoniste e come location principali è stata lanciata venerdì a Udine davanti a un pubblico di addetti ai lavori e studenti. Ad eccezione di questo primo appuntamento, ospitato dalla sede di via Tomadini dell’Università degli Studi di Udine, gli altri saranno infatti calati in diverse località montane dell’udinese e da quest’anno anche pordenonesi.

Tema generale dell’edizione 2024 è “La collaborazione tra genti e territori per ridare respiro alla montagna”. La presentazione ha avuto un eccezionale ospite d’onore, Michele Lanzinger, direttore del MUSE di Trento, che ha tenuto una lectio magistralis intitolata “Il museo del contemporaneo. Una risorsa di cultura alla luce di percorsi di sostenibilità”.

“Quello dei musei è un percorso in costante evoluzione: non più solo conservazione e didattica ma luogo legato al territorio in cui è inserito, al servizio delle persone, per generare benessere” ha spiegato Lanzinger. “Il percorso di nascita del MUSE ha visto un’estesa collaborazione tra pubblico e privato, una condivisione di idee e progetti per poter costruire e sviluppare un nuovo modo di essere museo, focalizzato sulla comunità, l'accessibilità, la gratuità”.

Coordinati da Pierpaolo Zanchetta del Servizio Biodiversità della Regione, al microfono si sono susseguiti i principali attori della Dolomiti Mountain School per presentare l’edizione 2024. Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO, ha spiegato che “mettere insieme istituzioni, comunità, associazioni e aziende della montagna è uno degli obiettivi della Fondazione, impegnata a favorire occasioni di scambio preziose per allargare lo sguardo sulle esigenze delle terre alte”.

"Le difficoltà in montagna sono comuni, ma non esiste una soluzione unica che si possa applicare ovunque” ha proseguito la direttrice. “La questione aperta è riuscire a comprendere le necessità di chi vive e lavora in questi territori per avviare azioni concrete e utili. Per fare ciò la Fondazione ha in corso progetti trasversali proprio nel solco della condivisione: con le istituzioni, con i gestori dei rifugi, con i produttori, con associazioni che si occupano di sicurezza come il Soccorso Alpino”.

“Anche quest’anno a fianco della Dolomiti Mountain School, l’Università degli Studi di Udine promuove e sostiene la collaborazione tra enti, associazioni e portatori di interesse per progetti di formazione, ricerca, didattica e sviluppo nelle terre alte” ha detto il magnifico rettore dell’ateneo, Roberto Pinton. “È un’università territoriale e in quanto tale attenta alle interazioni possibili tra i vari partner: tessere reti è fondamentale per costruire il futuro della montagna”.

Ha poi preso la parola Gianpaolo Carbonetto, giornalista, studioso di culture della montagna e coordinatore della Scuola. “La Dolomiti Mountain School, che in origine si chiamava Scuola di paesaggio, vuole essere un’opportunità per dialogare sul paesaggio come elemento di interazione tra uomo e natura, in tutti i suoi aspetti” ha spiegato.

“Coinvolgiamo anche chi vive in montagna per poter raccogliere opinioni ed esigenze utili alla progettazione. Lavorare insieme agli altri partner e alle comunità favorisce il confronto tra conoscenze diverse e dà sostanza a un agire coerente e comune. Solo così si possono ottenere frutti importanti”.

La Dolomiti Mountain School viene riproposta infatti grazie ad una ormai consolidata collaborazione tra i partner in gioco: Fondazione Dolomiti UNESCO, Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Università degli Studi di Udine, Comunità di montagna della Carnia, Magnifica Comunità di montagna Dolomiti Friulane, Cavallo e Cansiglio, Parco Naturale Dolomiti Friulane, ASCA - Associazione delle Sezioni CAI di Carnia-Canal del Ferro-Val Canale.

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