Rimessa a nuovo la clinica del Policlinico universitario

Ematologia da oggi avrà un centro trapianti completo

Grazie al lascito Melzi, all’Ail
e alla Federazione delle Bcc

            Centro di riferimento per le malattie del sangue dell’adulto, seconda clinica in Italia per trapianti da donatore, la clinica di Ematologia del policlinico universitario di Udine, che da quest’anno ha dato il via ai trapianti da donatore non identico, può contare oggi su nuovi, importanti spazi, grazie alla ristrutturazione portata a termine con i fondi del lascito privato firmato dallo scomparso ex presidente dell’Assindustria friulana, Carlo Melzi (516 mila euro). I lavori hanno interessato il quinto piano del padiglione ex Pensionanti, nell’area ospedaliera udinese, sede della clinica Ematologica. In esso sono stati realizzati 11 posti letto per i trapianti e le terapie cellulari, recuperandone 5 dalle degenze comuni. Il numero più che raddoppiato rispetto ai 5 iniziali e le nuove opere di messa a norma hanno così permesso di realizzare un centro trapianti completo, a sé stante all’interno della clinica. Un tassello importante per una clinica che esegue circa mille ricoveri all’anno, e che negli ultimi anni, nel perseguimento dell’alta specialità, ha aumentato il peso medio dei ricoveri (drg) stessi, ossia la complessità dei casi, con il conseguente allungamento dei tempi di degenza.

            «L’Ematologia – ha sottolineato il rettore Furio Honsell – ha raggiunto in questi anni risultati eccellenti». Dal rettore l’appello all’Agenzia regionale per la sanità, affinché «l’assessorato comprenda – ha detto – che i costi elevatissimi dei farmaci di tipo molecolare utilizzati nell’ambito delle cure di alta specialità della clinica non vanno considerati alla stregua degli altri farmaci. Non bastano – ha affermato Honsell – generici finanziamenti in più, ma bisogna porre in essere meccanismi adeguati per fronteggiare la situazione. L’università e il Policlinico devono perseguire la strada migliore». Un grazie particolare è stato rivolto dal rettore «a tutti i volontari e i privati, grazie ai quali sono stati realizzati importanti obiettivi in favore di tutta la comunità».

            Tre, nel corso degli anni, le ristrutturazioni già portate a termine. La prima, nel 1993, per la realizzazione dell’unità di trapianto e climatizzazione delle degenze. La seconda, nel 2001, con la messa a punto del day hospital e ambulatori. Nel 2004 la chiusura della ristrutturazione completa del quarto piano del padiglione ex Pensionanti, con la creazione di nuovi laboratori dedicati (citologia, citofluorimetria, biologia cellulare, colture cellulari, clean room-manipolazione delle cellule staminali), studi e day hospital. «Alla ristrutturazione complessiva – sottolinea il direttore della clinica, Renato Fanin – hanno totalmente concorso l’Associazione italiana leucemie (Ail) di Udine e Pordenone e la Federazione delle Bcc, per un valore superiore agli 800 mila euro. Fondi totalmente privati: un dono prezioso dei malati di questa regione».

            L’équipe della clinica di Ematologia, unica in regione, si dedica alla diagnosi e terapia di leucemie, linfomi, mielomi e malattie non neoplastiche del sangue, come anemie e aplasie. «A livello nazionale – ricorda il direttore Fanin – siamo tra le prime cinque cliniche per i trapianti, tra le prime dieci per l’ematologia». Complessivamente la clinica ad oggi ha eseguito quasi 900 trapianti. Negli ultimi due anni la media è stata di 10 trapianti al mese. Nel 2003, per il secondo anno consecutivo, la clinica è risultata il secondo centro in Italia, con 48 procedure, dopo Genova.

            Per quanto riguarda l’attività, il 2004 ha segnato il via per la procedura del trapianto non identico, o parzialmente identico (aplo-identico), ossia di figli da genitori e viceversa. Essi rappresentano una chance di guarigione per pazienti altrimenti incurabili. «Si tratta – spiega Fanin – di trapianti particolarmente complessi e costosi, perché hanno degenze lunghe, ma soprattutto si fondano sulla manipolazione delle cellule staminali, da eseguire in laboratorio per togliere l’innesco di eventuali reazioni di rigetto». Fiore all’occhiello della clinica rimane la procedura del trapianto di midollo, iniziata nel 1991 con i trapianti autologhi, l’anno dopo, con i trapianti allo genici, svolta da sempre in collaborazione con la Medicina trasfusionale dell’ospedale S. Maria della Misericordia, diretta da Franco Biffoni. «Per il trapianto – puntualizza Fanin – c’è bisogno di un donatore, che può essere il paziente stesso (trapianto autologo), oppure, in alcune patologie, si ricorre alle cellule staminali da donatore (trapianto allogenico)». La maggior parte dei trapianti allogenici viene oggi eseguito da donatore familiare identico (fratello o sorella). Qualora non vi fosse un donatore identico, si ricerca un donatore volontario nell’ambito del registro internazionale.

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