Al via la sperimentazione di un nuovo farmaco nelle clinica di Ematologia

Policlinico capofila nel trattamento e cura
della piastrinopenia autoimmune

        Uno studio sperimentale finalizzato a ottenere risposte durature e a ridurre gli effetti collaterali nel trattamento e cura dei pazienti affetti da piastrinopenia autoimmune dell’adulto, una malattia del sangue ad evoluzione quasi sempre cronica, caratterizzata da una riduzione del numero di piastrine e dal conseguente rischio di sviluppare emorragie. Sarà condotto su 200 pazienti, a partire dal mese di maggio, sotto il coordinamento dalla clinica di Ematologia del Policlinico universitario di Udine, attraverso l’impiego del farmaco Rituximab, secondo un protocollo già valutato e approvato dal Comitato etico del Policlinico universitario di Udine. Allo studio, ideato e coordinato da Renato Fanin, direttore della clinica di Ematologia del Policlinico udinese, e da Francesco Zaja, della stessa clinica, in collaborazione con il Gruppo italiano malattie ematologiche (Gimema), partecipano 22 centri ematologici italiani. Lo studio confronterà la tradizionale terapia basata sull’utilizzo di cortisone, con una terapia che al cortisone associa il nuovo farmaco Rituximab. 

        La piastrinopenia autoimmune, determinata da una produzione anomala da parte del sistema immunitario di anticorpi che distruggono le piastrine, è una malattia abbastanza frequente, insidiosa e spesso di difficile gestione. L’incidenza nell’adulto è di 5 nuovi casi all’anno ogni 100 mila abitanti. «Per la sua natura cronica – precisa Fanin – i pazienti frequentemente necessitano o di un trattamento prolungato, che con la terapia tradizionale a lungo andare risulta tossico, o del ricorso ad altre terapie, come la rimozione della milza o l’uso di altri farmaci immunosoppressori». Il Rituximab colpisce selettivamente soltanto alcune cellule del sistema immunitario, i linfociti B, ossia le cellule maggiormente implicate nella produzione degli anticorpi distruttori delle piastrine. Studi preliminari, molti dei quali effettuati a Udine, «hanno dimostrato – spiega Zaja - che la distruzione di questi linfociti B ad opera del nuovo farmaco è in grado di indurre una risposta positiva, molto spesso duratura e senza insorgenza di importanti effetti collaterali in pazienti precedentemente risultati non responsivi alle terapie convenzionali». 

        Lo studio condotto dalla clinica di Ematologia del Policlinico universitario avrà un impatto scientifico molto elevato «in quanto – afferma Zaja – il nuovo farmaco Rituximab sta assumendo sempre più interesse nel trattamento della piastrinopenia autoimmune dell’adulto, ma, al momento, mancano ancora dati consolidati relativi al suo impiego». «Questo studio – conclude Fanin – permetterà di chiarire le reali potenzialità di questo nuovo farmaco con risvolti terapeutici potenzialmente molto importanti».

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