Studio condotto dall’Unità di Psichiatria dell’Università di Udine
Salute mentale, ricerca sulla transizione dai servizi per bambini e adolescenti a quelli per adulti
Auspicata l’attivazione di strutture specializzate che garantiscano tempestività e alta qualità degli interventi. In due anni esaminate 99 persone tra i 16 e i 35 anni all’ambulatorio Precocità di intervento in medicina dell’adolescenza della Clinica Psichiatrica dell’Asufc
Tra la tarda adolescenza e la prima età adulta è massimo il rischio di sviluppare un problema di salute mentale. Appare quindi necessario un modello di assistenza potenziato che integri diversi servizi specialistici e intensivi e possibilmente altre componenti del sistema sanitario e sociale. È la conclusione alla quale è giunta una ricerca condotta dall’Unità di Psichiatria del Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine e coordinata da Marco Colizzi. Lo studio ha riguardato il decorso clinico di 99 persone tra i 16 e i 35 anni afferenti all’ambulatorio Precocità di intervento in medicina dell’adolescenza (Prima) della Clinica Psichiatrica dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc) diretta da Matteo Balestrieri.
Lo studio, “Lessons learnt from running a transition-age youth mental health outpatient clinic in Italy: The Precocity of intervention in adolescent medicine (Prima) experience”, è stato pubblicato dalla rivista scientifica internazionale “Early intervention in psychiatry”.
I cinque risultati dello studio
Sono cinque i risultati principali che emergono dalla ricerca. Innanzitutto, al primo accesso all’ambulatorio Prima la maggior parte dei pazienti presentava sintomi comunemente riscontrati nella pratica clinica, come depressione, ansia e insonnia. Tuttavia, a un terzo di loro è stato poi diagnosticato un disturbo del neurosviluppo, come autismo o disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd).
In secondo luogo, una percentuale non trascurabile iniziava a manifestare sintomi iniziali di psicosi, quali idee bizzarre, ritiro sociale e sospettosità. Ai sintomi si associava un calo di performance a scuola e sul lavoro e minore efficienza nelle capacità di pensare ed esprimersi.
Una terza evidenza è stata la “provenienza” dei pazienti. Uno su due è giunto su consiglio del medico di base o su auto-invio, con solo il 12 per cento inviato dai servizi di Neuropsichiatria infantile, sebbene quasi la metà dei pazienti fosse nota a questi servizi.
È stato inoltre riscontrato che l’ambulatorio Prima è stato il primo contatto in età adulta per la maggior parte dei pazienti. Solo l’11 per cento infatti era stato visitato in precedenza da un servizio di salute mentale per adulti.
Infine, al controllo dopo sei mesi quasi un paziente su due ha richiesto un ulteriore intervento da parte di un servizio specialistico, per condizioni quali autismo, disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), disturbi alimentari e alto rischio clinico di psicosi. Solo un numero limitato di pazienti ha proseguito la cura presso un servizio di psichiatria generale per adulti o è stato dimesso.
L’ambulatorio Prima
Marco Colizzi, docente di psichiatria all’Ateneo friulano, ha avviato l’ambulatorio oltre due anni fa per rispondere ai bisogni di prevenzione e intervento precoce nei giovani. «Prima è anche un ambulatorio di “transizione” che punta a garantire la prosecuzione delle cure una volta terminata la presa in carico presso i servizi di Neuropsichiatria infantile». L’attuale configurazione sanitaria in Italia, infatti, prevede il passaggio dai servizi di salute mentale per bambini e adolescenti a quelli per adulti ai 18 anni d’età. «Questo però – sottolinea il professor Colizzi – rappresenta un potenziale ostacolo all’erogazione di un adeguato supporto di salute mentale per i giovani e spesso porta a bruschi abbandoni del trattamento e al disimpegno dei pazienti e delle loro famiglie».
La situazione dei servizi in Italia
Il direttore del Dipartimento Dipendenze e salute mentale dell’Asufc, Marco Bertoli, esprime «piena soddisfazione per il lavoro svolto dalla Clinica Psichiatrica nel dotarsi di un servizio di questo tipo». Secondo Bertoli «c'è una crescente consapevolezza dell'importanza di migliorare il processo di transizione dai servizi orientati all’infanzia a quelli per l’adulto, possibilmente sviluppando modelli di cura e di trattamento specificamente rivolti a questa fase della vita». A tal fine, infatti, sono state sviluppate diverse linee guida, anche da parte della Regione Friuli Venezia Giulia e sono stati implementati molteplici progetti di ricerca volti a rafforzare il supporto alla salute mentale durante il passaggio all’età adulta. «C’è bisogno di evidenze scientifiche che possano orientare i nostri interventi clinici nell’età della transizione – evidenza Colizzi – e la ricerca descrive cosa abbiamo imparato finora dalla gestione di questo servizio».