Appuntamento venerdì 24 febbraio al Campus dei Rizzi

Seminario con Gabriele Basilico, fotografo dell'architettura

Introduce Marco Zanta sui “Paesaggi costruiti”

        Riprendono con l’avvio del nuovo anno accademico le iniziative culturali “AAA. Arti Artefatti Architetture”, organizzate dal corso di studi in architettura dell’ateneo di Udine e dedicate all’approfondimento e alla diffusione di tematiche inerenti il progetto, la costruzione, la rappresentazione e la diffusione dell’architettura. Venerdì 24 febbraio alle 15, nell’aula D del polo scientifico dell’università di Udine in via delle Scienze 208, Gabriele Basilico, tra i più noti fotografi italiani di architettura, terrà il seminario dal titolo “La città sparpagliata”. «Vedo la città – scrive Basilico - come un grande corpo che respira, un corpo in crescita, in trasformazione e mi interessa coglierne i segni, osservarne la forma, come un medico che indaga le trasformazioni del corpo umano. Cerco in continuazione ogni punto di vista, come se la città fosse un labirinto e lo sguardo cercasse un punto di penetrazione». Basilico sarà introdotto dall’intervento “Paesaggi costruiti” del fotografo di architettura Marco Zanta. 

        Gabriele Basilico (Milano 1944) è uno dei più noti fotografi italiani di architettura riconosciuto al livello internazionale. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private internazionali e il suo lavoro è stato esposto presso musei e istituzioni, gallerie private italiane ed europee. Laureato in architettura, i suoi campi d’azione privilegiati sono il paesaggio industriale e le aree urbane. «Con le mie immagini – appunta Basilico - amo indagare la realtà delle periferie delle grandi metropoli, trovo molto interessante lavorare su di esse, è come un tentativo di rileggere nei sobborghi una realtà ricostruita dalla mia sensibilità». 

        Nel 1982 il fotografo milanese realizza un ampio reportage sulle aree industriali della sua città, “Ritratti di fabbriche”. Nel 1985 è invitato dal governo francese a far parte del gruppo di noti fotografi impegnati nella Mission Photographique de la DATAR (Délégation a l'Aménagement du Territoire et à l'Action Regionale), la più vasta e articolata campagna fotografica realizzata in Europa in tutto il XX secolo per documentare le trasformazione del paesaggio transalpino. Il suo contributo a la Mission viene esposto nella grande collettiva a Parigi nel Palais de Tokyo (1985). 

        Seguono anni di intenso lavoro in cui si alternano commissioni pubbliche e ricerche sul territorio che sono state raccolte in libri “culto” come: Italia&France, Bord de Mer, Porti di Mare, Paesaggi di Viaggi, Scambi, L' esperienza dei luoghi, fino all'esperienza “sconvolgente” della serie realizzata nella martoriata Beirut (Basilico Beyrouth 1994). The Interrupted City (1996) è un lavoro su Milano, la città in cui Gabriele Basilico è nato, vive e lavora. Nel 1996 la giuria internazionale della VI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia gli attribuisce il premio Osella d’Oro per la fotografia di architettura contemporanea. 

        Il tema dell'identità della città tra preesistenza storica e sviluppo contemporaneo, tra distruzione e ricostruzione postbellica, tra utopia urbanistica e cantiere per il futuro, è ben rappresentato dal lavoro sulla città di Berlino del 2000, conseguente ad un invito ricevuto dalla DAAD (Deutscher Akademischer Austausch Dienst). Nel 2000 Basilico riceve il premio dell’INU, Istituto Nazionale di Urbanistica, per il suo contributo alla documentazione fotografica dello spazio urbano contemporaneo. Nel 2003 esce il suo libro Beirut 1991 (2003) Il fotografo italiano viene inviato con altri autori contemporanei quali Robert Frank, Josef Koudelka, René Burri, Raymond Depardon e Fouad Elkoury a comporre quella che sarebbe rimasta negli anni a venire la “memoria storica” di un'epoca di devastante follia. Il suo nuovo libro “Scarred city” presenta 161 fotografie inedite , realizzate tra il 2001 e il 2004 che affrontano il tema della periferia. 

        Marco Zanta (1962) vive e lavora a Treviso. Ha cominciato ad occuparsi di fotografia all’inizio degli anni Ottanta. Nel 1991 è invitato a documentare i nuovi stabilimenti progettati da Afra e Tobia Scarpa per il gruppo Benetton. Ha partecipato a numerose campagne fotografiche su Prato, Milano, Spilimbergo (Ud), Venezia. Tra le varie esposizioni ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1997, ha esposto al Musée des Beaux Arts di Charleroi, a palazzo Fortuny di Venezia, alla Galerie Contretype di Bruxelles, e, ancora, a Bari, Firenze, Milano. Tra le pubblicazioni, Iconema, Rumore Rosso, The Space Between. Photographs about Japan, Lontano. Ha ricevuto il Premio Orvieto Fotografia, 2001, il Premio Oscar Goldoni, Modena per la Fotografia, 2001, il Programme Mosaique, Centre National de l’Audiovisuel (CNA), Luxembourg, 2003.

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