Per favorire l’uso al femminile dell’italiano negli atti ufficiali per sostenere la parità di genere

Intesa Udine-Trieste per promuovere l'uso non discriminatorio della lingua italiana

Dichiarazione di intenti firmata dai due atenei e dalla Sissa

Favorire l’uso al femminile della lingua italiana, nella vita quotidiana e negli atti e documenti ufficiali, per contribuire alla parità di genere. È l’obiettivo della “Dichiarazione d’intenti per la condivisione di buone pratiche per un uso non discriminatorio della lingua italiana” firmata dalle università di Udine e di Trieste e dalla Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) del capoluogo giuliano.

Le tre istituzioni, in particolare, si impegnano: ad adottare attraverso il linguaggio misure di sensibilizzazione rispetto alla cultura e alle discriminazioni di genere; a promuovere un linguaggio che registri anche la presenza del femminile e di tutte le possibilità di genere nei vari aspetti della vita quotidiana; a scoraggiare l’uso di tutte le forme legate a una visione discriminatoria del mondo per quanto riguarda il genere; ad adottare sistematicamente nei documenti ufficiali un linguaggio non discriminatorio; a impostare percorsi d’informazione, formazione e aggiornamento per il proprio personale per consolidare un uso non discriminatorio della lingua italiana.

«Attraverso un uso corretto della lingua italiana – spiega Renata Kodilja, delegata dell’ateneo per le pari opportunità – si può mettere in atto un esercizio quotidiano di critica a discriminazioni che passano spesso inosservate e rispetto alle quali è sempre più necessario costruire consapevolezze e sensibilità».

La lingua, infatti, è uno strumento che, attraverso l’uso quotidiano, può mettere in discussione pregiudizi, stereotipi e discriminazioni. Tanto che, in molti Paesi, anche dell’Unione europea, sono ormai consolidate, e sancite a livello istituzionale, pratiche di uso non discriminatorio della lingua.

«Anche per l’italiano – sottolinea Fabiana Fusco, delegata dell’ateneo per la didattica e referente per la formazione sull’uso del linguaggio amministrativo – è possibile usare in maniera non discriminatoria l’italiano senza stravolgerne la grammatica, ma anzi incrementando le possibilità espressive della lingua stessa».

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